Navona“Vergogna, inutili allarmismi, nessuno vuole colpire il diritto di cronaca, si polemizza contro una legge che non c’è…”, queste alcune delle reazioni dei presentatori e dei sostenitori della norme che avrebbero permesso la denuncia e l’arresto nei confronti di quei cronisti che ,”in modo fraudolento”, si fossero procurati materiali, dichiarazioni, intercettazioni su vicende non ancora oggetto di inchiesta giudiziaria.

Per altro va dato atto al deputato Pagano, NCD, di non aver mai nascosto questo obiettivo e di averlo ribadito senza quelle ipocrisie di chi, dopo aver votato, ha persino tentato di far credere che lo aveva fatto per tutelare i diritti dei cittadini. Questa, tra tutte, è la motivazione più odiosa.

Le trasmissioni a rischio, salvo soppressione della norma, sono, tra le altre Report, Presa Diretta, le Iene, ma anche tutte quelle inchieste sulle mafie, sui disastri ambientali, sulle truffe che, per essere efficaci, hanno bisogno di utilizzare le più raffinate tecniche di registrazione.
Per loro non esiste alcuna impunità, perché, in caso di errore, il diffamato ha tutte le possibilità di rivolgersi ai tribunali.

Che piaccia o no la protesta politica, civile, associativa, ha avuto il merito di sollevare una questione reale e di costringere il governo ad intervenire, a tal punto che il ministro Orlando ha ritenuto di dover annunciare la necessità di correggere il testo per evitare confusione e rischi per il libero esercizio del diritto di cronaca.
Del resto, su questo ed altri punti della legge, hanno fatto sentire il loro dissenso voci diverse ed autorevoli dall’ex ministro prodiano Flick a Giancarlo Caselli, da Raffaele Cantone al procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri che ha testualmente dichiarato “Questa norma è un regalo ai criminali”. Per costoro, protagonisti di mille battaglie contro mafie e malaffare, quelle norme non aiuteranno la lotta contro la corruzione, anzi… e, forse in materia, il loro tipo di competenza è più utile di quella dei presentatori degli emendamenti.

Per queste ragioni ci sembra giusto ringraziare, quei parlamentari e quei giornali, tra questi “il Fatto”, che non hanno atteso i pentimenti postumi per denunciare il rischio bavaglio, rischio per altro che continuerà a restare in agguato sino a quando questa legge non sarà stata ritirata o radicalmente cambiata.

Sino ad allora sarà bene non abbassare la guardia, anche perché, nonostante il caldo afoso, gli amanti del bavaglio non rinunceranno di certo al loro antico “vizietto”.

Articolo Precedente

Scalfari e la farsa del cedimento della sovranità

next
Articolo Successivo

Carta di Internet, “l’accesso alla Rete è un diritto fondamentale della persona”

next