Con l’approvazione al Senato del ddl sull’omicidio stradale siamo a un passo dal riconoscimento di un’importante battaglia di civiltà. Siamo a un passo da quella che forse può essere considerata in questo momento la più significativa delle risposte alla strage stradale. Una notizia che richiama moltissima attenzione.
Siamo a un passo da uno scatto in avanti storico, inevitabilmente storico, a fronte di anni passati a parlare di morti ineludibili. Ieri parlavamo di fatalità, oggi parliamo di responsabilità. La strada è stata lunga: lo sanno bene i familiari delle vittime, così le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni che con Asaps sono arrivate a raccogliere – da quel 1 giugno 2011 quando partì la raccolta firme – oltre 80.000 adesioni e che oggi commentano insieme la notizia, come si può leggere sul sito dell’Asaps.
Ma il momento è prezioso forse non solo per l’importanza di questo passo in avanti da parte delle istituzioni: è prezioso anche perché potrebbe essere l’occasione per chiedersi quanto è preparata la società. Quanto è alta l’attenzione sulla portata complessiva della strage stradale? È acquisita o no la consapevolezza dei rischi, delle cause e degli effetti? Sappiamo o no che questa battaglia riguarda tutti? Che discutiamo di interventi perché tutelino tutti?
Sono gli stessi familiari di vittime e associazioni a sottolineare che per un intervento legislativo importante non possono mancare una fitta rete di controlli e campagne di prevenzione ed educazione. Perché è una battaglia che va condotta su più fronti: è il quadro complessivo, il punto di vista.
L’approvazione del testo al Senato è importante perché risponde a una richiesta di giustizia che da anni familiari di vittime e associazioni portano avanti con fermezza e coraggio. Si attende ora che il testo arrivi alla Camera. Su questo fronte, manca ancora un passo.