Sergio Marchionne non si arrende al “no” della General Motors e continua a corteggiarla per un secondo matrimonio, dopo quello con la Fiat fallito nel 2009. Secondo il Wall Street Journal, l’amministratore delegato di FCA starebbe contattando i gruppi di hedge fund e gli investitori più influenti affinché convincano GM a cedere alla fusione che creerebbe il più grande gruppo automobilistico mondiale. Gli sforzi di Marchionne, secondo il WSJ, sarebbero diretti anche ad almeno un grande costruttore europeo, presumibilmente Volkswagen, l’unico gruppo che – insieme a Toyota – ha la “stazza” di GM, ovvero una produzione mondiale sui 10 milioni di vetture l’anno, circa il doppio di FCA.

Secondo le fonti citate dal Wall Street Journal, Marchionne sarebbe stato incoraggiato a un nuovo approccio dal recente successo di un gruppo di investitori guidato dall’ex manager di hedge fund Harry Wilson, che è riuscito a convincere GM ad accordare un piano di puy back da 5 miliardi di dollari. “Marchionne vede nel successo del team di Wilson (…) una ragione per considerare un approccio più aggressivo nei confronti di GM”, scrive il Wall Street Journal. “Marchionne pensa che la liquidità di GM sarebbe spesa meglio nell’aumentare l’economia di scala piuttosto che ricomprando le proprie azioni, dice una fonte. La disponibilità del numero uno di GM, Mary Barra, a lavorare con gli azionisti potrebbe indurre l’azienda di nuovo al tavolo dei negoziati”. 

Marchionne sostiene da anni che l’industria dell’auto è troppo frazionata e che chi vuole sopravvivere deve costituire gruppi industriali forti, che possano condividere gli investimenti necessari a rispettare le normative che impongono, dai due lati dell’Atlantico, la progettazione di auto sempre più pulite e sicure. Negli ultimi mesi, però, l’intenzione di trovare un partner per Fiat-Chrysler sta diventando sempre più esplicita. A marzo – come svelato dal New York Times e poi confermato dal presidente John Elkann – il manager italo-canadese aveva scritto un’email a Mary Barra, la quale aveva rifiutato di discutere possibili fusioni. Il mese successivo Marchionne aveva sorpreso gli analisti con un “pamphlet” intitolato “Confessioni di un malato di capitale, nel quale ribadiva la necessità, per l’intera industria dell’auto, di non sperperare capitale conducendo studi paralleli su componenti non strategici.

Secondo il WSJ, però, FCA non sarebbe un partner appetibile a causa della sua ridotta redditività. “Con margini ben al di sotto di quelli dei concorrenti, FCA può difficilmente essere considerato un partner attraente per una fusione. Il margine sulle sue operazioni in Nord America, per esempio, è stato del 3,7% sulle vendite del primo trimestre, metà di quello della GM”.

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