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Matteo Salvini strumentalizza i rom e canta De André

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L’altra sera Matteo Salvini dalla sua pagina Facebook ha fatto sapere al mondo di essere andato a vedere il film su Fabrizio De André al cinema. Ora: Salvini che si vanta di aver visto un film su De André è un po’ come Mussolini che esalta il pensiero di Antonio Gramsci.

La mattina successiva, poi, al risveglio ha pensato bene di postare l’ennesimo commentino razzista sul fatto di radere al suolo i campi rom, sfruttando l’episodio della donna uccisa da un’auto a Roma e strumentalizzando in maniera becera l’accaduto, allo specchio di questa kampina come cantava uno dei suoi poeti preferiti.

Mica vogliamo pensare che, anche se aveva oramai postato la foto di De André, poteva farsi scappare l’opportunità di speculare sulla tragedia? Giammai.

Evidentemente al cinema l’audio era uno schifo.

È infatti curioso come l’uomo Salvini possa esaltare i versi di Fabrizio De André, che della pietas umana ha fatto una bandiera e che tra le sue canzoni aveva proprio un brano, Khorakhané (a forza di essere vento), dedicato a quelli che il segretario della Lega banalmente descrive come “rom”, e di cui sottolinea la cultura dromomane.

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Salvini – lo sappiamo oramai da tempo – non fa altro che parlare barbaramente alla pancia delle persone in questo periodo di difficoltà, attaccando la realtà di una cultura secolare e degna di ogni tipo di rispetto da parte di chi abbia un minimo di sale in zucca, sfruttando episodi in cui le menti peggiori di una generazione o di un’etnia o di un gruppo sociale di qualunque tipo o comunità, si macchiano di reati riprovevoli. Non si può prendere a modello l’inaccettabilità di alcuni per offendere un’intera cultura. Questi non sono sofismi, sono fatti.

Fatti che lo stesso Fabrizio De André, in una canzone raffinatissima come Khorakhané, cantava, esaltando un distinguo tra la distanza culturale dell’“essere vento” e qualche rom che “si è fermato italiano/ come un rame a imbrunire su un muro”, con la meravigliosa sintesi poetica che lo contraddistingueva.

De André lo dice in maniera poetica, e forse per Salvini servirebbe – come in seconda media – la parafrasi a fronte. Chissà se ieri sera al cinema ci fosse con lui qualcuno a spiegargli le canzoni. Giurerei di no.

Caro Matteo Salvini​: in direzione ostinata e contraria, sì…ma dalla tua, come d’altronde ha sempre cantato per tutta la sua vita Fabrizio De André.

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