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Xylella, anche il Marocco blocca le importazioni di piante dalla Puglia

Dopo l'Algeria e la Francia, quella di Rabat è la terza ordinanza di chiusura delle frontiere nei confronti dei prodotti pugliesi. Il timore è che presto possano aggiungersi Spagna, Grecia e Portogallo. Nel frattempo è lotta contro il tempo per trovare soluzioni anche politiche
Xylella, anche il Marocco blocca le importazioni di piante dalla Puglia
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Non c’è due senza tre: dopo Algeria e Francia, anche il Marocco chiude le frontiere alle piante pugliesi, per evitare il rischio di contagio del batterio Xylella fastidiosa, tra le cause del disseccamento degli ulivi nel Salento. Il provvedimento di sospensione dell’importazione dall’Italia riguarda, però, anche altre specie come agrumi, viti, oleandri, querce e roseti. È lunga, infatti, la lista nera delle colture potenzialmente ospiti del patogeno: ammontano ad almeno 102, le stesse bloccate pure da Parigi, che, tuttavia, la settimana scorsa si è ritrovata in casa, nel mercato all’ingrosso di Rungis, una pianta di caffè infetta giunta dal Sud America attraverso l’Olanda.

Non era pugliese, dunque, eppure la psicosi scatena il terremoto sugli scambi commerciali con l’Italia piuttosto che una chiusura delle dogane alle importazioni d’Oltreoceano. La decisione di un altro Paese del Mediterraneo lo conferma. A dare la notizia sono stati alcuni siti marocchini, che hanno comunque sottolineato che le autorità italiane stanno combattendo, con misure drastiche come l’abbattimento delle piante malate, il batterio Xylella fastidiosa e che lì non è stato segnalato alcun caso di ulivo infettato.

È un nuovo fardello destinato a pesare anche su un altro fronte, quello politico: il 27 e 28 aprile, il Comitato permanente europeo per la salute delle piante dovrà decidere se le azioni previste nel piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti dovranno essere inasprite oppure no; poi, entro fine mese, dovrà pronunciarsi anche il Parlamento europeo. Sono date che mettono alle strette la Puglia e l’Italia e a cui si guarda con il fiato sospeso, perché dalle misure che verranno adottate dipenderà non solo il destino del Tacco, ma anche il futuro della stretta francese, voluta per precauzione nelle more di una decisione di Bruxelles e da quest’ultima avallata. La scelta di Parigi, però, potrebbe essere imitata dagli altri Paesi comunitari concorrenti sul piano olivicolo, come Spagna, Portogallo e Grecia, che al momento restano alla finestra ma spingono per una linea dura dell’Ue.

È una partita difficile, dentro e fuori il Salento. Dopo gli abbattimenti di sette ulivi a Oria, al momento sono congelati gli altri tagli di alberi, a causa dei presidi a oltranza dei cittadini. Nel Leccese, nel frattempo, si procede con arature a go go, necessarie per abbassare la popolazione dell’insetto che veicola Xylella. Uno sforzo immane, che servirà da patente per tornare la prossima settimana a Bruxelles e chiedere clemenza. Tutto grava, ad oggi, sulle spalle già precarie dei proprietari dei terreni. Ne è consapevole il governo italiano: ieri, il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha scritto al Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione Europea, Phil Hogan, chiedendo “di prevedere un sostegno concreto da parte dell’Ue per tutelare gli agricoltori e i vivaisti colpiti, coprendo le perdite subite”. Si attende risposta.

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