Che c’entra l’Agesci, il ramo cattolico degli scout, con la Marina militare? Apparentemente nulla. O almeno, così era fino a fine febbraio, quando i due soggetti hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione “che ha lo scopo di sviluppare e condividere progetti e iniziative formative ed educative dirette alle giovani generazioni”.

L’accordo è stato sottoscritto dall’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina militare, e da Matteo Spanò e Angela Maria Laforgia, presidenti del Comitato nazionale Agesci. “Sia pure animati da finalità differenziate nello sforzo di contribuire alla formazione delle giovani generazioni – si legge sul sito dell’Agesci –, la collaborazione fra la Marina e il mondo scout intende promuovere l’ambiente acqua come ambiente educativo per tutti e trasmettere un modello esistenziale basato sui principi dell’etica, della solidarietà, dell’amore per lo sport e per il mare”. E si prosegue spiegando che verranno realizzati attività e progetti di cooperazione, conferenze, dibattiti ed eventi culturali sul tema mare, manifestazioni a carattere sportivo, imbarchi temporanei o uscite in mare e infine corsi di carteggio, primo soccorso, cultura marinaresca, meteorologia, astronomia, nautica, nonché visite guidate alle unità navali e alle strutture logistiche della Marina.

La decisione, presa dai vertici dell’associazione, non ha però trovato consenso nella base: con una lettera aperta ai presidenti (leggi), oltre 600 fra scout, ex scout e genitori, fra cui consiglieri nazionali e formatori, danno voce alla loro contrarietà. Tra i firmatari, anche alcuni sacerdoti membri di spicco di associazioni come Libera o Pax Christi. “Cari presidenti, abbiamo appreso con sorpresa di un accordo di collaborazione firmato dalla Marina militare e da voi a nome di Agesci” si legge nel testo, che prosegue: “Riteniamo controversa dal punto di vista educativo la scelta di firmare un accordo di collaborazione con una Forza Armata, impegnata in azioni di guerra anche offensiva, soprattutto se uno degli obiettivi dell’Accordo è la formazione e l’educazione dei giovani. Ricordiamo infatti che con l’adesione al nostro Patto Associativo “ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza”.

Alla luce di queste parole, i Capi dell’Associazione sono stati da sempre protagonisti di iniziative di obiezione di coscienza e di promozione di corpi di pace nonviolenti. Ci pare quindi che “la colleganza ideale” di cui si parla nell’Accordo appaia molto lontana, e che risulti poco chiara quale sia l’etica di riferimento sulla quale Agesci e Marina militare vogliono collaborare a “trasmettere un modello esistenziale alle giovani generazioni”.

La lettera aperta contesta inoltre anche il metodo che ha portato a siglare tale accordo, per nulla condiviso né discusso, fatto tanto più grave viste le implicazioni ideali e concrete di tale firma. Sulla stessa falsariga il commento di don Renato Sacco, attuale coordinatore nazionale di Pax Christi, raggiunto da ilfattoquotidiano.it: “Per fare la pace bisogna scegliere strumenti di pace. Io che vivo nella zona dove si costruiscono gli F35, mi stupisco di questa scelta…”.

L’Agesci conta oggi circa 180mila aderenti, di cui 30mila educatori, ed è organizzata in duemila gruppi locali. Non si tratta per la verità del primo segno di scollamento tra la base e i vertici dell’associazione. Uno dei più evidenti era stata la decisione di non aderire all’ultima marcia per la pace Perugia-Assisi, presa dall’alto e puntualmente disattesa da molti gruppi scout che si sono ugualmente presentati all’evento. Come ricorda Adista (testata che dà voce al mondo cattolico di base), qualche mal di pancia l’aveva suscitato anche la scorsa estate l’invito a concludere la Route di San Rossore a Matteo Renzi, ex scout come la ministra Pinotti, e grande amico di Spanò, uno dei due attuali presidenti dell’Agesci.

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