Incontro Struttura di missione del Governo contro dissesto idrogeologicoCorreva l’anno 2008 e la Regione Liguria, guidata allora da Claudio Burlando, decise di mettere sul mercato un vasto patrimonio immobiliare di proprietà delle Asl. L’operazione si rese necessaria per fronteggiare il forte indebitamento della sanità ligure, che era a rischio commissariamento.

Fu quella la più grande cartolarizzazione mai posta in essere da un ente locale: sul piatto di una gara d’asta con una base di offerta pari a 160 milioni di euro, vennero messi ben 394 cespiti per una superficie commmerciale complessiva di 134 mila metri quadrati, oltre a 260 ettari di terreni distribuiti su 15 comuni.

Del pacchetto posto in vendita da Burlando facevano parte anche vere e proprie perle, sottoposte a vincolo proprio in virtù del loro importante valore storico-artistico. Basti pensare agli ex manicomi di Quarto e di Cogoleto, a Pratozanino. O agli ospedali San Giorgio a Genova, a Villa Ollandini a Sarzana e al vecchio ospedale di Camogli.

All’asta parteciparono due attori privati – il gruppo Malacalza e Scenari Immobiliari Size 2 – e Fintecna Immobiliare, società a quel tempo detenuta al 100% dal ministero dell’Economia e passata nel 2012 sotto l’ombrello della Cassa Depositi e Prestiti.

Sulla presenza di un soggetto pubblico in corsa per l’acquisizione di beni pubblici non pochi espressero perplessità, a partire dalla Scenari Immobiliari Size 2. E un consigliere regionale d’opposizione arrivò finanche a chiedere la revoca della gara, sostenendo che fosse necessario “chiarire se ad una cartolarizzazione di beni pubblici abbia titolo a partecipare una società a totale controllo da parte dello Stato” perchè “se la finalità della dismissione degli immobili delle ASL liguri è il ripiano del deficit sanitario 2005, occorre conoscere come possa effettivamente avvenire attraverso il giro finanziariamente vizioso della vendita di beni da un Ente pubblico ad un altro, come nel caso della Regione Liguria allo Stato”.

L’asta fece il suo corso e se la aggiudicò proprio Fintecna Immobiliare, staccando un assegno di 203 milioni di euro. “Un prezzo, questo, giudicato eccessivo dagli esperti, anche alla luce della crisi economico-finanziaria che proprio in quei mesi cominciava a colpire il settore” immobiliare, scrisse IlSole24Ore tre anni dopo.

Sull’esito della gara così invece si espresse l’allora governatore regionale Claudio Burlando: “un grande risultato che smentisce clamorosamente coloro che in queste settimane ci accusavano di svendere gli immobili”. Per Burlando quella vendita fu effettivamente una manna dal cielo, perchè, dopo aver ripagato il debito delle Asl, rimasero nelle casse regionali addirittura 70 milioni di euro.

Ma a sette anni esatti da quella “partita di giro” si può davvero parlare onestamente di un “grande risultato”? Non si direbbe, perchè dalle informazioni riservate raccolte, solo tre dei 394 cespiti sono stati venduti: una scuola elementare a Sanremo e due complessi a Genova. Con il risultato che la Cassa Depositi ha per ora potuto incassare solo poco più di 20 milioni di euro dall’”affare” fortemente voluto da Vincenzo Cappiello, già amministratore delegato e presidente di Fintecna Immobiliare.

Mentre la restante parte del patrimonio immobiliare è ancora tutta in pancia della Cassa Depositi: per una serie di asset è previsto un percorso urbanistico definito “complesso”, per altri si prevede una “valorizzazione urbanistica, prima di essere collocati sul mercato” e per 134 unità immobiliari poste in vari comuni liguri si ipotizza la “cessione diretta sul mercato”.

Considerando inverosimile una esplosione a medio termine del mercato, è dunque ragionevole pensare che gli immobili della sanità ligure comprati da Fintecna rimarranno ancora a lungo invenduti o in attesa che si compia un progetto di riconversione/riqualificazione.

Con buona pace di chi già sette anni fa avrebbe potuto facilmente prevedere che una cartolarizzazione “di sistema” come quella condotta sarebbe finita proprio così.

@albcrepaldi

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