Lo scontro interno al Pd diventa una guerra di posizione. Le parole di Pierluigi Bersani sembrano aver aperto le ostilità, ma anche un vaso di pandora. Per tutto il giorno, prima durante e dopo l’incontro del presidente del Consiglio Matteo Renzi con circa 200 parlamentari, la sinistra del partito ha continuato ad attaccare il “metodo” del confronto sui temi che nelle prossime settimane segneranno il lavoro del governo e gli esponenti vicini al capo del governo hanno difeso la strada intrapresa. E quindi, per fare nomi e cognomi, Gianni Cuperlo – ex rivale di Renzi alle primarie e ex presidente del partito durato poco più di un mese – ha scritto a Renzi spiegando che l’assenza sua e di altri deputati e senatori è dovuta al fatto che le proposte delle minoranze sono puntualmente inascoltate e ignorate. Torna perfino Massimo D’Alema che sulla legge elettorale conferma che “Bersani ha sollevato un problema reale e spero che questo dia luogo ad una seria correzione del testo della legge”.  Dall’altra parte Maria Elena Boschi  ribadisce che, anzi, “quando vengono offerti luoghi in più per discutere, non credo ci sia motivo per lamentarsi” ma “se uno preferisce non partecipare rispettiamo le sue scelte”. Anzi, aggiunge, si discute più ora che in passato. Bersani, dunque, ha avuto un “eccesso di polemica” dice il vicesegretario Lorenzo Guerini. Ma a fine giornata risultati zero: riforme costituzionali e Italicum restano così, conferma il presidente del Consiglio.

La situazione diventa talmente fuori controllo che si vede perfino Renato Brunetta esprimere, attraverso il suo Mattinale, solidarietà a Bersani. “La minoranza del Pd, che secondo l’informatissimo Stefano Folli vale almeno il 30 per cento dei voti parlamentari dell’intero gruppo, si ribella apertamente contro Renzi. Per questo ci piace lo slogan: Forza Bersani!”. La Boschi se la cava dicendo che così “gli hanno fatto un grosso dispetto: credo che il primo a non essere contento sarà Bersani”. Brunetta ha controribattuto su Twitter.

Con Renzi 200 parlamentari (su oltre 400)
Sono stati oltre 200 su un totale di 422 i parlamentari che si sono presentati alla sede del Nazareno per l’incontro con Renzi. Fonti del partito hanno precisato, parlando con le agenzie di stampa, che nella sala si è registrato un continuo via vai di persone a seconda dei temi trattati. Molto seguiti i dibattiti su scuola e Rai, mentre con il passare delle ore alcuni parlamentari sono andati via e la sala ha iniziato a svuotarsi. Il tema del fisco, che si sarebbe dovuto trattare per ultimo, è stato, dal momento che la discussione su Rai e scuola si è protratta oltre il previsto. All’incontro “c’erano parlamentari anche delle minoranze Pd e sono intervenuti anche sul merito” racconta il vicecapogruppo Ettore Rosato. “Tutte le istanze vengono considerate nel momento in cui vengono poste. Oggi sono state poste molte questioni che sono state recepite e che troveremo anche nei prossimi passi del governo”. Nell’assenza della minoranza, assicura, “non vedo conseguenze politiche, oggi c’è stato un confronto di merito. Non c’è nessuna rottura”.

Cuperlo: “In 3 minuti risolvo quiz, non la riforma fisco”
Dopo un’intervista ad Avvenire e al Gr1 di Bersani (“E’ ora di discutere sul serio, non per spot”), era stato Gianni Cuperlo, leader di Sinistra Dem, a rilanciare la polemica. In una lettera a Renzi ha motivato l’assenza al Nazareno così: “Sul jobs act il governo ha ignorato esattamente suggerimenti e linee votati dalla direzione, sulla riforma costituzionale non avete tenuto conto neppure di un voto”, sostiene spiegando che “in tre minuti riesco a risolvere dei quiz e non la riforma fiscale”. “Caro presidente – sostiene Cuperlo – chiedi suggerimenti e linee di lavoro dopo che sul jobs act il governo ha ignorato esattamente suggerimenti e linee votati dalla direzione del Partito democratico e poi dalle commissioni parlamentari. Dopo che sulla riforma costituzionale non avete tenuto conto neppure di un voto che avrebbe permesso, ora al Senato, di correggere quelle storture e incoerenze che rischiano, nei fatti, di rendere farraginosa la riforma. Dopo altre ‘bocciature’ a proposte di puro buon senso”. Ma le idee, aggiunge Cuperlo, “non ci mancano, le sottoporremo ai gruppi. Il problema è se uno le ascolta”.

Ma la minoranza è in ordine sparso
Dietro a Bersani e Cuperlo ci sono tanti parlamentari Pd, anche se non tutti. C’è Rosy Bindi, per esempio: “Condivido le scelte di coloro che non ci sono andati. In un’ora non si condividono le riforme della Rai, della scuola e del fisco. Non ci si venga a dire che perché siamo in ritardo bisogna fare in fretta. Io vorrei che siccome ci sono le condizioni si facesse bene”. Ad esempio, per l’ex presidente del partito, “la scuola ha bisogno di una riforma vera e non di un effetto comunicazione. E poi francamente non capisco perché la lettera non sia arrivata a doppia firma del segretario e capogruppo”. Ma non tutti hanno saltato l’incontro: “Al di là della convocazione inusuale e del metodo francamente discutibile – dichiara il presidente della commissione Lavoro della Camera ed ex ministro con Bersani, Cesare Damiano – Io sono della scuola che ogni volta che c’è un luogo per discutere si va anche se è alle 5 di mattina e dietro le carmelitane”. E c’era anche Francesco Boccia: “E’ stato un incontro utile – ammette il presidente della commissione Bilancio – ma è funzionale se le cose che si dicono poi si trasformano in atti parlamentari, quando invece diventano tweet finiscono per essere quello che sono, aria fritta”. 

I renziani fanno quadrato: torna anche Nardella
Il fatto che non sia il solito confronto quotidiano a colpi di battute tra le anime del partito si capisce dal fatto che si fanno avanti tutti i pretoriani del presidente del Consiglio: i due vicesegretari, il ministro per le Riforme, addirittura viene richiamato in servizio il sindaco di Firenze. “Gli spazi di confronto – dice Lorenzo Guerini – devono essere sempre utilizzati, perché un partito che discute è un partito che vive e che garantisce la dialettica al proprio interno, che è in grado di coinvolgere tutte le sue energie nella definizione delle politiche che intende realizzare per il paese. Disertare gli spazi di confronto credo che non sia utile. Invito a non avere atteggiamenti polemici che non servono a nessuno. Penso che tutti debbano portare il proprio contributo affinché il nostro confronto interno sia vero, ma anche leale e rispettoso”. L’altra vice-Renzi, Debora Serracchiani, aggiunge che “Si deve andare avanti anche con la discussione, però anche con la capacità di dare risposte”. Immancabili Federico Gelli e Andrea Marcucci, recordmen di dichiarazioni pro-Matteo: “E’ una tempesta in un bicchiere” dice il primo (pisano), “Il dibattito ed il confronto sono la linfa vitale di un partito. Il Pd con Matteo Renzi li pratica tutti i giorni” aggiunge il secondo (lucchese). Tanto vale la rentrée di Dario Nardella, ex deputato e ora sindaco di Firenze: “Bersani si concentri maggiormente sulle questioni di merito e meno sulle formalità e giunga alla conclusione di partecipare alla discussione con il partito sulle riforme che davvero interessano i cittadini”.

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