Il killer autore dei due attentati a Copenaghen era un danese di 22 anni ed era noto all’intelligence per il suo passato di violenze e attività legate al possesso di armi. A poche ore dall’uccisione del terrorista nel quartiere di Norrebro, le forze dell’ordine hanno fatto sapere di conoscere la sua identità. Si tratterebbe, secondo i media danesi, di Omar Abdel Hamid El-Hussein. L’uomo è accusato di essere entrato in un centro culturale sabato 14 febbraio dove si stava tenendo un convegno in ricordo della strage al giornale satirico francese Charlie Hebdo e di aver ucciso un documentarista di 55 anni e ferito i due poliziotti della scorta del vignettista Lars Vilks. Secondo alcuni testimoni, avrebbe gridato “Allah Akbar” e sparato circa una quarantina di colpi. Il terrorista è poi fuggito su di un taxi. Dopo dieci ore ha aperto il fuoco contro una sinagoga: ha ucciso un sorvegliante di 37 anni e ferito altri tre poliziotti. Si è allontanato a piedi, prima dell’ultimo scontro fatale con le forze dell’ordine. Nel pomeriggio di domenica 15 febbraio c’è stata una vasta operazione di polizia, che ha avuto tra gli obiettivi un cybercaffé situato nei pressi del luogo in cui è stato ucciso il responsabile degli attacchi. Due persone sono state arrestate e alcuni computer sono stati sequestrati.

“Era nei nostri radar”, ha detto il capo del servizio segreto Pet Jens Madsen, “ma non abbiamo una conoscenza specifica concreta che avesse viaggiato nelle zone di conflitto come Siria e Iraq. Stiamo lavorando sulla base dell’ipotesi che i due attentati siano stati ispirati dagli attacchi di qualche settimana fa a Parigi”. In entrambi i casi, dopo un primo attacco ad un obiettivo legato a vignette su Maometto, è stata presa di mira la comunità ebraica locale. Il giovane danese era uscito di carcere appena 2 settimane fa, dopo un’aggressione aggravata. Nel novembre 2013 era stato arrestato per l’accoltellamento di un ragazzo di 19 anni – allora suo coetaneo – alla stazione di New Ellebjerg. La vittima era stata colpita dal grosso coltello di El-Hussein a ripetizione, a una gamba e al gluteo. Il giovane Abdel Hamid, subito fermato, risultò già ricercato per aggressione. Fu processato e condannato. Quando, lo scorso dicembre, arrivò la sentenza, due anni di carcere per aggressione aggravata, era già in carcere e la pena risultò scontata. Non ci sono al momento notizie precise sulla sua adesione alle idee fondamentaliste dello stato islamico o della jihad, ma le grida inneggianti ad Allah mentre sparava e la forte similitudine degli obiettivi scelti con quelli dei sanguinosi attentati di gennaio a Parigi fanno propendere gli inquirenti per l’ipotesi di un emulatore dei terroristi francesi. Anche l’immediato passaggio all’azione di El-Hussein dopo l’uscita dal carcere, dimostra – in analogia con i casi dei fratelli Kouachi e di Coulibaly a Parigi – che l’indottrinamento e l’affiliazione alle idee della “guerra santa” è avvenuto anche questa volta durante la detenzione.

La prima sparatoria in Danimarca è avvenuta sabato 14 febbraio in un bar della Capitale dove si stava tenendo un convegno su blasfemia e libertà di parola. Un uomo a volto coperto, probabilmente arabo, è entrato urlando e sparando. L’attacco, racconta uno degli organizzatori Niels Ivar Larsen, è avvenuto poco dopo la presentazione degli ospiti, tra i quali il vignettista svedese Lars Vilks, uno dei possibili obiettivi, che è fuggito in cucina nascondendosi in una cella frigorifera. Ad un certo punto si sono udite delle urla, probabilmente in arabo, provenire da una stanza adiacente, e una raffica di colpi di arma automatica, 12-15, che ha provocato il ferimento di tre agenti e la morte di un regista.

A 35 giorni dalla strage di Parigi, l’Europa torna ad avere paura. Nella città settentrionale tedesca di Braunschweig una parata di Carnevale è stata annullata all’ultimo momento dopo che la polizia ha ricevuto una soffiata su un possibile attacco islamista. “Fonti affidabili”, hanno comunicato alla polizia che vi era “il concreto pericolo di un attacco con un background islamista”, ha detto un portavoce della polizia. Il carnevale di Braunschweig (nota anche come Brunswick) è il più grande della Germania settentrionale. Oltre 250mila persone erano attese oggi per lo “Schoduvel”, una parata per la quale dovevano sfilare un centinaio di carri con 4500 partecipanti. Poco prima della cancellazione della parata, il ministero degli interni aveva detto all’agenzia stampa Dpa che, dopo gli attacchi in Danimarca, non c’era un elevato rischio di attentati in Germania. “Non abbiamo indicazioni concrete di piani d’attacco in Germania – aveva detto la portavoce – la situazione non è mutata”. Sull’attentato è intervenuto anche Patrick Pelloux, editorialista del giornale satirico francese Charlie Hebdo, che ha invitato oggi tutti gli artisti a “non cedere all’autocensura o alla paura. Oggi siamo tutti danesi, dobbiamo essere fermi e non avere più paurà”. Il segretario generale di Reporters sans Frontiers Christophe Deloire ha confermato che a partire dagli attentati a Charlie Hebdo la paura di attacchi contro la libertà di espressione è cresciuta in modo esponenziale: “E’ qualcosa che temevano accadesse e sta accadendo”.

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