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Rai, una riforma della tv pubblica per sciogliere i ghiacci dell’era del duopolio

Rai, una riforma della tv pubblica per sciogliere i ghiacci dell’era del duopolio
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Nelle prossime settimane monterà, siamone certi, l’attenzione sulla “Riforma Rai”, e impazzeranno le chiacchiere perché, come per la Nazionale, ognuno ha il suo punto di vista. Quello di Sciò Business è che Cavallo accasciato e Biscione rampante sono naufraghi dell’Era Glaciale della tv italiana, il Duopolio, ciascuno sulla sua zattera di ghiaccio che si va sciogliendo.

A ciascuno il suo ghiaccio. Quello che storicamente tiene a galla la Rai è il cosiddetto “pluralismo”: la politica ci fa pagare il canone perché l’azienda pubblica sia spartita fra una molteplicità di “editori di riferimento”. Ma oggi nei mass media, specie grazie al web, di pluralismo ce n’è a iosa, molto più di quanto possa assicurarne il sistema dei TG partigiani. E dunque la vecchia ragion d’essere della Rai si dilegua ad ogni giorno che passa.

Il lastrone storico, il quid della esistenza di Mediaset, è stato invece per trenta anni il dominio quasi-monopolistico della pubblicità televisiva. Ma oggi la pubblicità ha trovato anche le strade del web e per la televisione ne resta di meno. E così quel lastrone, se anche non si dissolverà del tutto, sta diventando più piccolo, e Mediaset ci traballa sopra, mentre gli squali attendono di sotto.

Così si consuma il tempo: della Rai per trovare nuove ragioni d’esistere prima che il canone sia ancor più evaso; di Mediaset per scovare nuovi ricavi, fintanto che è ancora tenuta a galla da quelli vecchi (oppure per farsi comprare da qualcuno in grado di operare più in grande).

Il count-down rintocca anche per la zatterina di Cairo, che si restringe mese dopo mese insieme con gli share ereditati da Telecom. A gennaio 2013 era al 4,1%; nel 2014 al 3,42%; nel 2015 al 3,18%. Cosa sparirà prima: il pubblico o il fondo cassa? Oppure c’è un’arma segreta in costruzione? Tutto il panorama dei lastroni in consunzione verrebbe coinvolto dalla “riforma della Rai”, ammesso che davvero Renzi, come fervidamente ci auguriamo, ne tenti presto il passo. Perché tutto è collegato: se la Rai fosse resa indipendente, con una nuova missione oltre che culturale anche industriale (commutando l’uso del canone da spesa di mantenimento a investimento di sviluppo dell’industria), anche Mediaset verrebbe spinta a trovarsi un futuro da azienda normale, anziché di azienda “politica”. E se l’era glaciale così finisse del tutto, anche Cairo potrebbe sostituire la zattera di ghiaccio con un vero scafo capace di tenere il mare.

Una necessità per tutti, diremmo. Vivo o morto che sia il Patto del Nazareno.

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