Interruzione di pubblico servizio, truffa e falso ideologico. Sono questi i reati che la procura di Roma sta valutando, nell’apertura del fascicolo sui vigili urbani, dopo la defezione di massa – 767 agenti assenti per malattia – a cavallo tra il 31 dicembre e il primo gennaio scorso. A occuparsi della vicenda, il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto, Francesco Caporale che, per valutare le ipotesi di reato, stanno studiando la relazione firmata dal comandante dei vigili urbani di Roma Raffaele Clemente e consegnata la settimana scorsa.

È lo stesso Clemente che, nella sua indagine interna, ha individuato 31 certificati medici “sospetti”. Il comandante parla di un “quadro motivazionale unitario”, ovvero quello di “impedire”, con l’assenza massiccia dell’ultimo dell’anno, “il dispiegamento del servizio pianificato per la notte dei Capodanno”. Una sorta di “sciopero bianco”, insomma, che tutti i sindacati smentiscono. E non c’è soltanto l’inchiesta della magistratura, in queste ore, che incombe sul futuro dei vigili urbani romani: inizia anche la “rotazione” degli incarichi – fortemente voluta da Clemente e contestata da molti vigili – che prevede, per creare una discontinuità tra gli agenti e il territorio, un trasferimento dopo cinque anni per i funzionari, e dopo sette per i vigili. Una misura parte del piano nazionale “anti-corruzione” ideata a novembre su input del sindaco Ignazio Marino, e resasi necessaria dopo lo scandalo di “Mafia Capitale”, che non vale soltanto per i vigili, ma per tutta l’amministrazione pubblica.

Le prime lettere di trasferimento, per quanto riguarda gli agenti municipali, sono in partenza. A parte la rotazione, però, c’è chi rischia il licenziamento e l’iscrizione nel registro degli indagati. Tra i vigili assenti la notte di capodanno, infatti, 38 rischiano un procedimento disciplinare e, tra loro, in 31 potrebbero essere puniti con il licenziamento. Al centro della loro vicenda i certificati medici: “Trentuno medici – si legge nella relazione del comandante Clemente – hanno rilasciato altrettanti certificati a giustificazione delle assenze dei dipendenti, sulla cui legittimità si avanzano dubbi. Infatti, i sanitari hanno, fra l’altro, dato la prognosi comprendendo il giorno antecedente, in alcuni casi anche due, a quello della reale visita medica presso l’ambulatorio. In un caso la visita medica è avvenuta in un albergo”.

Nel frattempo, l’autorità garante degli scioperi ha convocato i rappresentanti di sei sigle sindacali (Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fp, Csa – Ospol, Diccap e Sulpl) per valutare la situazione. Una situazione che, si legge nelle pagine della relazione del Comando generale, per il momento non ha trovato la “prova” decisiva della “preordinazione delle singole condotte assenteistiche”. “È impossibile – si legge – con i ristretti strumenti di questa indagine interna, superare la presunzione di ‘affidabilità’ del complesso della documentazione sanitaria acquisita”. Con gli strumenti a disposizione della procura, invece, dovrebbe essere più facile fare chiarezza.

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