“Non ho fiducia nella politica degli Stati Uniti e non ho scambiato una parola con loro”. Le parole scritte da Fidel Castro in una lettera pubblicata sul giornale del Partito Comunista, Granma, e sulla tv pubblica sono un colpo sul processo di riavvicinamento tra Cuba e gli Usa, cominciato dopo l’annuncio di Barack Obama del 17 dicembre. Il Leader Maximo, che dal 2006 ha lasciato la presidenza del Paese al fratello, Raul, rimane fedele alla linea in stile Guerra Fredda, ma si complimenta comunque con il governo perché “ha fatto passi pertinenti” sulla base delle sue “prerogative e facoltà”.

Nel messaggio di Castro, arrivato in occasione del 70esimo anniversario del suo ingresso nella Federazione studentesca universitaria, si legge una rinnovata fiducia ai principi della “revoluciòn” cubana, senza condannare, però, “una soluzione pacifica dei conflitti”: “Difenderemo sempre la cooperazione e l’amicizia con tutti i popoli del mondo – ha aggiunto l’88enne – tra questi i nostri avversari politici. Ogni soluzione pacifica e negoziata tra gli Usa e i popoli dell’America Latina che non implichi l’impiego della forza deve essere trattata con i principi e le normative internazionali”

Una presa di posizione, quella del leader, che appare come un tentativo di smorzare una possibile “deriva” filo-americana nell’isola che potrebbe portare soprattutto le nuove generazioni a guardare più a Washington che a L’Avana. Il Leader Maximo, nonostante i primi accordi tra i due Paesi che, tra le altre cose, prevedono lo stop ai limiti sui vaggi e sul business, ricorda alla popolazione cubana che non tramonta la politica di autonomia del Paese da Washington portata avanti durante la presidenza Castro: come a dire che il disgelo “responsabile” va bene, ma Cuba rimane lontana dagli Stati uniti.

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