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Quantitative Easing: menomale che Draghi c’è

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Cari.

Faccio capolino dopo una notte “in bianco” flagellata dall’amletico dubbio: “Anna, prendi il fucile?”, a causa dell’agghiacciante giornata antidemocratica di ieri. E sono stremata.

Deglutire incroci di razze “spurie” per ideali (?), e identità (?) a comodo di pochi (due), anche se in differita (dal sofà) è stato faticoso. Faticosissimo. E non mi è ancora riuscito in realtà.

Il flashback della falsa badante Bersanivestita di una minoranza pavida tremebonda, a volte opportunista (a parte Muchetti!!) mi fa frugare nel cassetto in cerca di un cucchiaio di Maalox da buttare giù per trovar pace.

Oblio..!

Accendo la tv. Frau Merkel sta sbraitando da Davos. Comprendo che non intende fare sacrifici a sostegno dei paesi “periferici” (come il nostro, a causa del debito). Sto per cambiar canale ma ecco che arriva lui: Mario Draghi. Quel Signore preparato, riservato e quasi schivo cattura la scena. A proposito, è ITALIANO.

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Respiro mentre lui comincia a illustrare il programma del Quantitative Easing con un inglese perfetto. Annuncia un acquisto di titoli mensili per 60 miliardi di euro sino al 2016 nella speranza di condurre l’inflazione al 2/100. Operazione concepita a sostegno dei paesi periferici. A sostegno della Grecia. A nostro sostegno. Per il lavoro e le famiglie.

Una carezza d’aria pulita mi sfiora la guancia.

E’ bello essere italiani qualche volta.

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