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Usa, riprendono esecuzioni in Oklahoma: fermate ad aprile dopo agonia di 43′

Ad aprile Clayton D. Lockett era stato sottoposto a iniezione letale, l'uomo ha provato a liberarsi e a parlare dopo la rottura della vena dove era inserito l'ago. Poi è morto d'infarto. In seguito alle polemiche, la pratica è stata interrotta per 9 mesi. Giovedì nello stesso penitenziario di McAlester è stato giustiziato un altro detenuto
Usa, riprendono esecuzioni in Oklahoma: fermate ad aprile dopo agonia di 43′
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Riprendono le iniezioni letali in Oklahoma. Dopo i nove mesi di stop scattati a seguito della sconvolgente morte di Clayton Lockett, condannato a morte spirato dopo 43 minuti di agonia e atroci sofferenze, giovedì è stata eseguita la prima condanna. La Corte Suprema infatti ha negato la sospensione richiesta dagli avvocati di Charles Warner, la cui esecuzione è avvenuta la notte scorsa nel penitenziario di McAlester. Secondo quanto riportano i giornali americani, dopo che gli è stato somministrato il primo farmaco del cocktail letale avrebbe detto “mi sento il corpo in fiamme”.

Ma secondo le autorità carcerarie l’esecuzione è stata portata a termine senza che il detenuto mostrasse segni di sofferenza. L’esecuzione di Warner era stata originariamente fissata per lo scorso aprile, immediatamente dopo quella di Lockett, ma era stata sospesa, una prima volta per due settimane e poi per un periodo più lungo, mentre scoppiava la polemica sull’iniezione letale. Lo stesso presidente Barack Obama, anche dopo le condanne arrivate dall’estero, e dall’Onu, aveva espresso critiche e dubbi sul modo in cui la procedura era stata applicata, spingendo le autorità dell’Oklahoma ad avviare un’inchiesta ed a sospendere quindi le esecuzioni.

L’inchiesta ha poi stabilito che la squadra che aveva condotto l’esecuzione di Lockett – va ricordato che gli ordini dei medici e degli infermieri americani vietano ai loro iscritti di partecipare alle esecuzioni – aveva commesso un errore nell’inserire l’ago nella vena del condannato. Ma aveva dato il via libera al nuovo cocktail di farmaci letali adottato dall’Oklahoma, come da altri stati. Gli avvocati di Warner avevano fatto ricorso alla Corte Suprema che la notte scorsa ha negato la sospensione, con quattro giudici che hanno votato contro la maggioranza. Tra questi Sonia Sotomayor che ha ricordato che “l’ottavo emendamento guarantisce che nessuno venga sottoposto ad un’eseucizone che possa provocare un dolore non necessario prima della morte”.

Warner sarebbe dovuto morire la stessa sera di Lockett: la sua esecuzione era stata rinviata in extremis dopo il fiasco dell’altra iniezione letale. Sul suo caso, ancora una volta in extremis, la Corte Suprema giovedì si è divisa, ma alla fine cinque a quattro, i giudici di Washington hanno dato luce verde. Quasi contemporaneamente in Florida è morto per iniezione letale Johnny Shane Kormondy, responsabile di una rapina del 1993 durante la quale un banchiere era stato assassinato e sua moglie violentata. L’esecuzione, rinviata di due ore in attesa del verdetto su un ricorso alla Corte Suprema, si è svolta senza imprevisti.

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