Gli ultimi tragici eventi di cronaca e legati al rapporto tra occidente e Islam, impongono una riflessione approfondita sul linguaggio al quale ci stanno sottoponendo i media e usato da questo o quel politico che – in virtù della propria arroganza e di un’inconsistenza culturale che sembra essere, da almeno vent’anni a questa parte, qualifica imprescindibile per poter diventare membro della classe dirigente – decide di dire la sua.

In molti sono stati Charlie: chi ostentandolo senza averne contezza (per poi dimostrare di essere della stessa pasta di quelle categorie contro le quali il settimanale francese si scaglia senza alcuna pietà, a cominciare dagli omofobi di matrice iper-cattolica, per esempio), chi credendoci davvero, chi sussurrandoselo tra sé e sé. Mi fa sorridere che i Salvini, le Santanché e qualsiasi altro prodotto nostrano siffatto – la cui sola esistenza comprova, citando Cacciari, che l’Occidente non è per niente superiore all’Islam – si siano scoperti a favore di una pubblicazione che dileggia, e anche pesantemente, Maometto così come rappresenta Dio in rapporto sodomitico con il Figlio e lo Spirito Santo.

Che questa gente, poi, chieda ai musulmani moderati di prendere le distanze dagli atti di terrorismo mi sembra sterile esercizio di stile, non sorretto da un pensiero degno di questo nome. Perché diciamocelo chiaramente: cosa diremmo noi se di fronte a una strage per mafia in America o altrove, i politici locali ci chiedessero, in quanto italiani, di prenderne le distanze? E perché non chiedere allora ai cattolici moderati di condannare le solite nefandezze che fanno certi religiosi, di fronte a casi di pedofilia, di scandali finanziari, supporto a tirannidi e qualsiasi altra cosa denunciata dalle cronache giudiziarie di questi anni? Per due semplici ragioni: la prima, perché una persona onesta non deve rispondere di alcun che, basta la sua condotta; la seconda, perché è un atto sostanzialmente idiota. Per tale ragione ricorderò con infinita tenerezza Giorgia Meloni che, errabonda in Tv e in nome di tutto questo, pensa di combattere il terrorismo internazionale a colpi di presepi nelle scuole (non capendo che il problema di fondo dell’integralismo religioso è l’imposizione di un dio qualsiasi nella società).

Tale processo nasce da quell’arroganza, tipica della maggioranza, che pretende dalle minoranze un grado di moralità che essa stessa non solo non vuole dimostrare di avere ma che, al contempo, non è in grado di garantire. Un esempio? Siamo quel popolo che ha fatto il diavolo a quattro per i fatti di Tor Sapienza, ma nessun romano è sceso in piazza per protestare contro il verminaio di Mafia Capitale. Pretendere onestà solo da rom, senegalesi e slavi è atteggiamento un attimo discriminatorio, converrete.

Sempre per parlare di presunzione da parte di chi non se lo può permettere, ricordiamo lo scandalo di fronte al rilascio delle due volontarie liberate in Siria, Greta e Vanessa. Non voglio entrare nel merito delle giuste critiche, sul fatto che le due ragazze abbiano peccato di superficialità e si siano esposte a un rischio enorme. Ma leggo sui social e attraverso le dichiarazioni ufficiali dello scandalo del già citato Salvini o di eminenti rappresentanti di Forza Italia (e ribadisco: Forza Italia) che si lamentano dello sperpero di denaro pubblico per pagare il presunto riscatto. Ammesso che ciò sia avvenuto, la cifra corrispondente sarebbe costata, come ci ricorda un utente di Facebook, 20 centesimi a persona.

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Sarebbe interessante sapere quanto costa in termini concreti l’assenteismo di questo o quel parlamentare, qui come a Strasburgo, la corruzione di esponenti di partiti specifici per non parlare di quel regalo di 90 miliardi che il governo ha fatto ai signori del gioco d’azzardo. Facendo un rapido calcolo, solo quest’ultimo scherzo ha gravato sulle nostre tasche per 1500 euro a persona. Quale politico ha fatto tali conti e quali cittadini si sono indignati per questo? Eppure siamo il Paese che chiede a due ragazze di restituirci pochi spiccioli, mentre permettiamo che ci tolgano l’equivalente di uno stipendio superiore alla media italiana. E siamo il Paese che chiama “eroi” mercenari uccisi in Iraq e militari che ammazzano pescatori nell’Oceano Indiano, e poi si ribella al fatto che due volontarie siano andate a fare del bene in quei teatri di guerra che è l’occidente stesso a creare con le sue politiche dissennate. Ma il linguaggio dei politici questo non riesce a dirlo. Chissà perché.

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