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Riforma Senato, il patto tra maggioranza e Fi regge al primo voto segreto

L'accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi supera il primo ostacolo. Per altre quattro volte l'Aula dovrà esprimersi a scrutinio segreto
Riforma Senato, il patto tra maggioranza e Fi regge al primo voto segreto
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Il patto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi regge al primo voto segreto. Il disegno di legge per la Riforma del Senato supera il primo ostacolo a Montecitorio. E’ iniziato nelle scorse ore l’esame dei 1300 modifiche al testo. Respinto con 359 voti (favorevoli in 159) un emendamento di Sel. La terza parte dell’emendamento, votata a scrutinio segreto, prevedeva il rispetto della rappresentanza delle minoranza linguistiche nella legge elettorale, con voto a scrutinio segreto. “Dobbiamo scappare a finire le riforme costituzionali in Italia, credo che ci siano stati dei voti segreti che sono andati bene”, ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi da Strasburgo dove è intervenuto per la chiusura del semestre europeo.

L’accordo tra la maggioranza e Forza Italia supera il primo esame, ma il percorso è appena cominciato. L’assemblea di Montecitorio dovrà esprimersi a scrutinio segreto per altre quattro volte: altri tre voti segreti – sui diritti delle minoranze linguistiche – ci saranno con l’esame dell’articolo 2, e in particolare con gli emendamenti a firma Michaela Biancofiore (FI), Maurizio Bianconi (FI) e gli identici di Tamara Blazina (Pd) e Albrecht Plangger (Svp-Misto). Infine, saranno votati insieme i due emendamenti M5s (a firma Riccardo Nuti) – sempre all’articolo 2 – in materia di parità di accesso ai mezzi si comunicazione (par condicio). L’aula della Camera ha ripreso l’esame dei circa 1300 emendamenti al ddl Riforme. Durante la seduta di lunedì 12 gennaio, visti i tantissimi interventi dei deputati dei partiti di opposizione (in particolare del M5s), sono stati votati – e respinti – solamente 3 emendamenti.

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