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Deficit: Renzi e Padoan, perché non vi parlate?

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Ieri Matteo Renzi ha incontrato lo staff del Tesoro per fare il punto. E meno male, perché palazzo Chigi e ministero dell’Economia non danno l’idea di parlarsi molto. Pier Carlo Padoan, che di esoteriche formule europee capisce sicuramente più dell’ex sindaco di Firenze, ha elaborato tutti gli argomenti teorici per affrontare le burocrazie di Bruxelles. Ma Renzi non schiera il suo peso politico dietro quegli argomenti tecnici. Forse perché neppure li ha letti.

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Eppure Padoan ha scritto la ricetta per affrontare la Commissione prima nella sintesi del Def spedita a Bruxelles e poi, nel caso qualcuno se lo fosse perso (tipo il premier), il 22 ottobre ha pubblicato il box cruciale tradotto in italiano sul sito del ministero. Il Financial Times se ne è accorto, Renzi no. Titolo del giornale inglese: “L’Italia dice che Bruxelles calcola male la gravità della recessione”. In sintesi: tutto il contenzioso con la Commissione si basa sul pareggio strutturale di bilancio, cioè sul portare a zero il deficit corretto per il ciclo, ovvero scorporati gli effetti della crisi (che riduce le entrate e fa aumentare la spesa per ammortizzatori sociali, tra l’altro).

Ma quanto pesano questi effetti? Secondo Padoan parecchio: applicando i calcoli del Tesoro l’Italia ha già raggiunto il pareggio di bilancio strutturale nel 2012, mentre stando alle analisi della Commissione ne è ben lontana (per quasi una quindicina di miliardi) e quindi il governo sta chiedendo di spostare la verifica dell’obiettivo dal 2016 al 2017. La strategia di Padoan ha quindi una sua coerenza: tenere il deficit nominale sotto il 3 per cento in modo da risultare sufficientemente virtuosi da contestare le formule di calcolo di quello strutturale (soltanto da quest’ultimo dipendono le richieste di ulteriore austerità di Bruxelles negli ultimi tre anni).

Renzi, invece, ha ceduto sull’aggiustamento strutturale portandolo da 0,1 a quasi 0,4 punti di Pil ma ha costruito una legge di Stabilità che, soprattutto sul 2014, rischia di far sfondare all’Italia il 3 per cento del rapporto tra deficit e Pil. Se in primavera la crescita sarà più bassa del previsto, Padoan avrà ulteriori argomenti a suo favore. Ma Renzi deve capire come usarli. Farebbe meglio a studiare le formule che il Ministero ha anche fatto tradurre in italiano a suo beneficio.

Il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2014

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