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Milano: vie d’acqua o vie di fango? Il tempo delle scelte, la fine degli alibi

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Chi oggi governa le grandi città come Milano non può essere ritenuto diretto responsabile delle disastrose politiche territoriali di lungo corso che hanno causato su vasta scala il dissesto idrogeologico sotto i nostri occhi. Però prima o poi arriva il momento delle scelte concrete. Per tutti.

Sprecare 45 mln di euro per un inutile tubo chiamato Via d’Acqua, mentre Milano affonda nel fango quando piove, è una decisione divenuta oggi esclusivamente politica.

Sgomberiamo il campo da alibi, giustificazioni e presunti vincoli procedurali. Il progetto non è più vincolato all’evento Expo: i lavori finiranno ben oltre il 2016, a manifestazione conclusa.

Nessuna penale in caso di revoca del contratto: nemmeno la Corte Centrale della Corea del Nord (lo stato più corrotto secondo la classifica mondiale di Transparency International) riconoscerebbe diritti risarcitori a imprese che si sono aggiudicate una gara truccando le carte, come dicono le inchieste.

Quindi: decidere di buttare via 45 mln di denaro pubblico per un’opera inutile, oppure usarli per avviare la cura e manutenzione del sistema idrogeologico metropolitano, è una libera scelta da prendere oggi, senza vincoli, e senza alibi, da parte di chi governa.

Sono mesi che ripeto queste cose, senza risposta. Leggo in queste ore, dopo l’ennesima esondazione dei fiumi milanesi, che il sindaco Pisapia sta finalmente valutando questa opportunità. E’ un segnale importante, al quale confido seguano fatti concreti. Vorrei che questa amministrazione venisse ricordata, in futuro, per un atto di coraggio a beneficio dell’interesse pubblico, anziché per una resa di fronte a patti di potere impresentabili.

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