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Monte dei Paschi, verifiche fiscali con contestazioni da 300 milioni

L’Agenzia ritiene che alcune operazioni poste in essere sotto la gestione Mussari "costituiscano nel loro complesso un disegno elusivo"
Monte dei Paschi, verifiche fiscali con contestazioni da 300 milioni
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Ancora grane per il Monte dei Paschi di Siena. Sulla banca salvata dallo Stato nel 2012 gravano richieste da parte del fisco per quasi 300 milioni per l’operazione immobiliare Chianti Classico, realizzata dalla gestione Mussari-Vigni. E’ quanto emerge dalla relazione sui conti dei primi 9 mesi del 2014. La Gdf ha chiuso a settembre una verifica fiscale e l’Agenzia ritiene che “le operazioni poste in essere costituiscano nel loro complesso un disegno elusivo“.

In particolare, le richieste di natura fiscale dell’Agenzia delle Entrate ai danni del Monte, che in caso di sanzione possono anche raddoppiare il valore complessivo, sono in totale tre e tutte riconducibili all’operazione denominata Chianti Classico. La prima riguarda appunto la verifica fiscale della Gdf sulle annualità 2008-2009 che si è chiusa lo scorso 18 settembre. Dall’indagine è emersa una pretesa da parte dell’Agenzia di circa 119 milioni di imposte (Ires), più interessi e l’eventuale sanzione. Sempre in questo ambito emerge una seconda contestazione che corrisponde ad un pretesa di circa 10 milioni di Iva (più interessi e sanzione). L’Agenzia al tempo stesso “ha invitato la società a fornire chiarimenti, ritenendo che le operazioni poste in essere costituiscano nel loro complesso un disegno elusivo”, si legge nella relazione.

La terza verifica fiscale, infine, è ancora in corso e rientra sempre nell’ambito dell’operazione Chianti Classico. Più da vicino riguarda la società Perimetro Gestione Proprietà Immobiliari, beneficiaria del ramo d’azienda conferito da Mps Immobiliare e recentemente inclusa nel consolidato civilistico. Per questa verifica, che riguarda le annualità dal 2009 al 2012, “l’Agenzia delle Entrate – spiega la banca – ha informalmente prospettato alcune ipotesi di rilievo che, relativamente alle annualità oggetto di verifica, determinerebbero una pretesa di circa 155 milioni di imposte più interessi e sanzioni”. La banca ritiene che queste “ipotesi di rilievo siano destituite di fondamento”.

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