“Per quanto tempo ancora dobbiamo sopportare che mostri come Cellino portino alla rovina storici club come il Leeds United?”. Non usa giri di parole Martin Samuel, editorialista del Daily Mail, in uno dei tanti decisi attacchi della stampa britannica nei confronti dell’ex presidente del Cagliari e nuovo padrone del Leeds United. Il casus belli questa volta è il licenziamento del tecnico Darko Milanic, avvenuto dopo la sconfitta casalinga del Leeds di sabato contro i Wolves per 2-1. Lo sloveno Milanic è il terzo allenatore cacciato da Cellino in meno di sei mesi, dopo Brian McDermott e David Hockaday, e il suo regno è durato solamente sei partite: 32 giorni, addirittura meno dei celebri 44 giorni a Leeds di Brian Clough, immortalati nello splendido libro Il Maledetto United (Il Saggiatore, 2009, pp. 416).

La squadra sarà ora affidata al traghettatore Neil Redfearn, che aveva già ottenuto il discreto bottino di 10 punti in 12 partite nell’interregno tra Hockaday e Milanic, ma non per questo era stato confermato. E se Cellino si è già scusato con i tifosi per l’ennesimo esonero, tramite un tweet dall’account ufficiale del club, una leggenda del Leeds come Johnny Giles ha dichiarato: “Penso che la cosa migliore che possa fare sia vendere la società a una persona che voglia agire nell’interesse della storia del club e dei suoi tifosi”. E anche l’Associazione Allenatori britannica in un comunicato ha definito “insostenibile” questa serie di licenziamenti. Ma lo stile tutto italiano di Cellino, che nei suoi venti anni a Cagliari di allenatori ne ha cambiati una trentina, è solo la punta dell’iceberg di un conflitto endemico che va avanti da mesi.

Da quando in aprile un arbitrato ha accolto il ricorso di Cellino contro la Football League che in un primo tempo gli aveva impedito di acquistare il club (leggi). All’inizio infatti Cellino non aveva passato il fit and proper person test: il test di idoneità introdotto nel 2004 che prevede che una persona che ha subito condanne penali rilevanti non può essere proprietario di una squadra. A Cellino non erano imputati né i 14 mesi patteggiati per la tentata truffa del 1996 nei confronti del ministero dell’Agricoltura italiano e dell’Unione Europea, né i 15 mesi sospesi con la condizionale per il falso in bilancio del Cagliari del 2001, e neppure i quattro mesi passati in carcere nel 2013 con l’accusa di peculato e falso ideologico relativi allo stadio di Is Arenas.

Bensì la recente condanna per evasione fiscale emessa dal Tribunale di Cagliari a marzo a causa del mancato pagamento di 400mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Stati Uniti e portato in Italia (leggi). Cellino nel ricorso ha però chiesto di aspettare che la giustizia italiana facesse il suo corso, rivendicando giustamente la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, cosa che ha convinto il giudice Kerr a dargli ragione nell’arbitrato e a permettergli l’acquisto del Leeds United. Ma il fit and proper person test non chiede che una persona sia condannata, ma che ci siano “ragionevoli certezze” che la persona in questione abbia infranto la legge in maniera rilevante.

Ecco perché, quando in estate sono uscite le motivazioni della condanna in primo grado del giudice Sandra Lepore, in cui si leggeva di “schermi societari fasulli” e di “un’operazione machiavellica”, per evitare di pagare l’iva su uno yacht acquistato negli Stati Uniti attraverso una società di comodo e poi importato in Italia, in molti avevano pensato che la Football League imponesse a Cellino di vendere il club. Ma la federcalcio britannica non è intervenuta, o meglio non è ancora intervenuta, sostengono Oltremanica, e Cellino ha potuto stabilire il suo primo record calcistico in Inghilterra: licenziare un allenatore del Leeds dopo 32 giorni e superare così nella realtà la leggenda dei 44 giorni di Clough e de Il Maledetto United.

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