“Io mi muovo per conto mio e procederò rapidamente”. Queste le parole del capo dello Stato in relazione alla nomina dei giudici della Consulta. “Siamo in due – ha aggiunto – e non so l’altro come si muove”. “L’altro” è il Parlamento colpevole, secondo Giorgio Napolitano, della situazione di stallo che si è venuta a creare. Diciannove le votazioni effettuate, tutte con il solito esito: “fumata nera”, sia per la Consulta che per il Consiglio superiore della magistratura, dove manca ancora un componente laico dopo la bocciatura di Teresa Bene.

Napolitano da tempo chiede che si giunga a una soluzione. Nei giorni scorsi aveva puntato il dito contro la “frammentazione” e la “conflittualità che segnano gli schieramenti parlamentari, impedendo il raggiungimento delle convergenze necessarie“. Nel corso dell’ultima votazione, il 16 ottobre, al ventesimo scrutinio nessuno ha raggiunto la maggioranza necessaria. I votanti sono stati appena 538 a fronte di un quorum di 570, per 470 schede bianche e 70 nulle. Una nuova votazione prevista per la prossima settimana, anche se non si è ancora decisa la data: questo quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio dove si è deciso, a maggioranza, un tempo meno serrato per le votazioni, con il no di Fdi, Lega e M5S che chiedevano, invece, votazioni a oltranza.

Aspettare ancora, dunque. Nonostante le “rassicurazioni” di Napolitano sulla sua intenzione di anticipare i tempi, facendo la sua scelta prima del Parlamento. Il Presidente ha appena lasciato Milano, dove si trovava con la moglie Clio per il summit dei Capi di Stato e di Governo di Europa e Asia. Quanto agli incontri con Poroshenko e Putin, il capo dello Stato ha detto di aver “riscontrato un più altro grado di comprensione tra le due parti circa la necessità di uscire al più presto da una situazione le cui ripercussioni e i cui danni devastanti non investono solo i due paesi coinvolti ma anche tutta l’Europa”, riferendosi alla questione Ucraina

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