Il mondo FQ

L’informazione ai tempi di Renzi: caro Michele, la bolla già si sgonfia

Icona dei commenti Commenti
L’altra sera, a Servizio Pubblico, Michele Santoro citando Diego Della Valle ha detto che “si sta creando una bolla mediatica che ha messo nelle mani di un solo uomo, Matteo Renzi, la democrazia italiana”.
È tristemente vero, ma basta che la realtà irrompa nella fiction ed ecco che la bolla comincia a sgonfiarsi.

Ieri, mentre nei Tg scorrevano le immagini dei cittadini di Genova che a migliaia spalavano il fango procurato, per la seconda volta in tre anni, non dalla piena di un torrente, ma dalla criminale incuria e comprovata inettitudine di politicanti locali e nazionali da cacciare a calci nel sedere, il premier dando il cinque a qualche passante chissà dove blaterava “non vi lasceremo soli”.

Infatti la sola presenza visibile dello Stato nella città sommersa era il capo della Protezione civile Franco Gabrielli che, con il suo giubbottino da combattimento, invece di munirsi di una pala intratteneva all’asciutto i giornalisti ammettendo “valutazioni sbagliate” (naturalmente di qualcun altro) e invitandoli a “non crocifiggere” inetti e mascalzoni. Al termine dell’omelia, don Gabrielli scrutando il cielo ha detto che le previsioni “non sono affatto confortanti”. Come dire: cazzi vostri, io vi ho avvertito.

Caro Michele, è vero che il renzismo è il frutto di una sfiducia di massa nella democrazia e che, come mi dicono le persone del mondo reale, molti credono in Renzi solo perché non credono più in nulla. Però mi chiedo e ti chiedo: quanto ancora potrà durare questo esercizio illusionistico prima che il monumentale castello di annunci, linee guida, deleghe in bianco e balle varie si sfasci rovinando sulle nostre povere teste? Non me lo auguro affatto. Ma, se e quando ciò dovesse accadere, il giochino dei talk show con gli ascolti taroccati dall’interventismo del garrulo giovanotto di Rignano… puff! Si sgonfierà come un palloncino bucato.

Ci siamo già passati. Nel ventennio di Arcore la tua televisione è stata spesso l’unica informazione alternativa al blocco di potere compatto intorno al satrapo, quando in Rai chi sgarrava veniva cacciato con un editto, e anche tu ne sai qualcosa.

E come dimenticare l’avvento del professor Monti e le sviolinate dell’informazione unica che inneggiava al messia, con l’eccezione del Fatto che non si fece abbindolare? Com’è finita lo sappiamo. Certo, anche se le vendite del nostro giornale sono calate rispetto agli anni del berlusconismo trionfante, quando l’opposizione civile era una febbre che agitava l’Italia, teniamoci strette le nostre 60 mila copie e tu quel milione e mezzo di persone del giovedì sera che, insieme ai conti in ordine (nel generale dissesto dell’editoria), sono il vero presidio della libera informazione che non molla. E, nella bolla, lasciamoci pure i leccaculo e gli untorelli.

Il Fatto Quotidiano, 12 ottobre 2014

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione