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Jobs act, Fassina: “Vado in piazza”. Fiom: “Chi vota la fiducia non è gradito”

Dopo l'approvazione al Senato, la minoranza Pd chiede modifiche a Montecitorio. Intanto la Cgil critica il provvedimento e dà appuntamento al 25 ottobre per una manifestazione nazionale
Jobs act, Fassina: “Vado in piazza”. Fiom: “Chi vota la fiducia non è gradito”
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La Cgil condanna il Jobs act del governo e annuncia manifestazioni di piazza per protestare contro il provvedimento. E a seguirla potrebbe essere la stessa minoranza Pd. Peccato che, a sentire qualche dirigente della Fiom, la sinistra del partito, in piazza, non sia gradita. Il primo ad  aderire è stato l’ex viceministro all’Economia Stefano Fassina: “In assenza di modifiche significative”, dice, “ritengo che la manifestazione della Cgil del 25 ottobre sia utile e quindi andrò in piazza. Il Jobs Act meriterebbe l’attenzione del presidente della Repubblica perché siamo di fronte a diritti fondamentali che vengono riscritti da parte del Governo con una delega assolutamente generica data dal parlamento”. Della stessa opinione l’ex leader Pier Luigi Bersani: “Voglio credere che ci siano sia lo spazio sia il tempo per le modifiche. Ne parleremo ancora”. 

Ma per esempio, in vista della mobilitazione regionale in Emilia Romagna del 16 ottobre, si legge un post pubblicato su Facebook dal segretario regionale della Fiom Bruno Papignani. “Chi vota la fiducia al Governo non deve venire alle manifestazioni promosse dalla Cgil – scrive – non deve, non sarebbe gradito. Se c’è una cosa che va buttata è la sperimentata ipocrisia di sinistra”. Risuonano le parole del segretario nazionale Maurizio Landini alla vigilia del voto sulla riforma del lavoro: “Siate coerenti” aveva detto all’assemblea nazionale di Sinistradem.

Dure le critiche che vengono dal sindacato della Cgil: “Con la fiducia sul Jobs act il governo ha compiuto una palese forzatura che ha compresso il dibattito parlamentare, ha posto le basi per un’ulteriore precarizzazione dei giovani, ha tolto diritti invece di estenderli, ha aperto spazi all’arbitrio e al sopruso”. Il sindacato si dice pronto ad una “lunga campagna per affermare le ragioni del lavoro”. E sottolinea anche che il governo ha “negato il confronto con la rappresentanza del lavoro”. Per quanto riguarda la fiducia e l’ok al Senato, “con una maggioranza assai risicata (solo 5 voti in più del necessario), è stato approvato un disegno di legge delega lacunoso, ambiguo, indefinito e, in molte parti, sfuggente nei criteri”. Guardando all’esame che partirà ora alla Camera ed alla manifestazione organizzata per il 25 ottobre a Roma ed insistendo sulla necessità di modificare la delega, la Cgil ribadisce che “l’obiettivo è estendere i diritti ed eliminare la precarietà nel mondo del lavoro. Chiediamo un piano straordinario di occupazione a partire dai giovani perché la vera emergenza del Paese è l’occupazione e la risposta non può essere la diminuzione dei diritti e la precarizzazione, ma la creazione di lavoro”.

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