Se gli italiani devono ringraziare Roberto Colaninno per aver salvato Alitalia da tracollo certo, lui dovrà però a sua volta ringraziare le banche italiane per l’ossigeno concesso, in più tranches, alle sue iniziative imprenditoriali e alle aziende controllate. A partire dalla “madre di tutte le offerte pubbliche di acquisto”, quella su Telecom Italia, fino ad arrivare in tempi più recenti all’avventura in sella alla Piaggio via Immsi. Prova ne è la ampia disponibilità di credito che emerge, nonostante la crisi, dal bilancio consolidato di Omniaholding spa, la cassaforte di Colaninno, che custodisce Omniainvest spa (82,64%) a sua volta socio di riferimento di Immsi (al 43%) e di Piaggio (53%), nonché altre partecipazioni minori come pacchetti della Popolare di Mantova (14,85%) e di Unicredit (0,052%). A livello consolidato il gruppo, che ha tra i supporter il più rilevante socio-creditore della Alitalia in versione Colaninno, Banca Intesa Sanpaolo, registra nel 2013 quasi un miliardo di debiti (932 milioni).

Fra gli importi più consistenti messi a disposizione dalle banche per finanziare le imprese che orbitano nella galassia di Colaninno ci sono un centinaio di milioni concessi da Banca Intesa alla Immsi con un prestito cosiddetto bullet, ovvero con il pagamento degli interessi solo a scadenza (giugno 2015). Un tipo di soluzione contrattuale che le banche riservano solo ai clienti “più importanti”. Il finanziamento in questione, come si legge nel bilancio consolidato della cassaforte, è garantito da un pegno su 38,5 milioni di azioni Piaggio e deposito a custodia su ulteriori 6,5 milioni di azioni della società delle due ruote.

Al gruppo di Pontedera un team di banche ha poi concesso dal 2012 una linea di credito revolving (cioè una disponibilità di conto con credito rateizzato, ndr) dal valore complessivo di 200 milioni di euro con “durata irrevocabile di quattro anni”, ma con la presenza di covenant, ovvero di una clausola che impegna la società a rispettare precisi paletti nei parametri finanziari. Infine, sempre per le due ruote, Unicredit ha poi anche messo sul piatto un leasing immobiliare alla ex Moto Guzzi, poi fusa in Piaggio, per 5,8 milioni. Per Intermarine, la controllata del settore navale di Immsi, di nuovo Banca Intesa ha poi accordato finanziamenti per 26,8 milioni “da rimborsare in correlazione ai residui incassi derivanti dalla commessa con la Marina Finlandese”, garantiti da pegno sempre su azioni Piaggio in mano a Immsi. E poi ancora ci sono 85,5 milioni di dollari sborsati da un anonimo pool di banche con un credito di firma “a garanzia del pagamento dei corrispettivi previsti nel contratto stipulato con il Sultanato dell’Oman per 90 milioni di dollari statunitensi”. Una grossa commessa, quest’ultima, per cinque catamarani che finiranno nella flotta dello stato mediorientale.

Insomma, non si può dire che le aziende di Colaninno abbiano subito il credit crunch, la stretta del credito che sta interessando imprese e famiglie italiane. Per ironia della sorte, però, i buoni rapporti con il mondo bancario non hanno impedito a Colaninno e alle sue imprese di inciampare in incidenti di percorso come l’anatocismo bancario, cioè il calcolo degli interessi sugli interessi. “Con riferimento al contenzioso attivo ex Conam per anatocismo contro Mps-Antonveneta, a seguito di sentenza favorevole, in luglio 2013 sono stati incassati 422mila euro – si legge nel bilancio Omniaholding – la società ha inoltre ottenuto un’altra sentenza favorevole per la stessa motivazione contro l’ex Banco di Napoli per 150mila euro oltre interessi. Sono state registrate complessivamente sopravvenienze attive, al netto dei costi per i legali che hanno assistito la società, per 559mila euro”. Una buona notizia, insomma, per tutti coloro che cercano di far valere le proprie ragioni contro l’anatocismo bancario.

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