Ancora un segnale non esaltante sullo stato di salute dell’economia italiana. E’ tornata ad espandersi a luglio, dopo sette mesi di ribassi o stabilità, la discesa dei prestiti delle banche al settore privato, che è arrivata a quota -2,6% contro il -2,3% di giugno. I dati Banca d’Italia, già anticipati nei giorni scorsi da quelli della Bce (che usano comunque parametri leggermente diversi) confermano la fase di rallentamento e quindi di recessione del Paese fra il secondo e il terzo trimestre che pone anche un’ipoteca sulle stime per l’intero 2014.

Eppure è proprio alle famiglie e alle imprese che le banche devono la loro liquidità con i depositi bancari a breve cresciuti del 2,9% mentre il risparmio gestito, secondo Assogestioni, avanza di 15 miliardi a luglio toccando la cifra record di 1.480 miliardi. Significativo invece che sulle obbligazioni bancarie a medio lungo termine, necessarie per i finanziamenti, si continui a registrare un pesante passivo (-13,4%). Si riducono a 397 miliardi (da 399) inoltre i titoli di Stato in portafoglio delle banche.

Grande attesa, a questo punto, per le reazioni degli istituti all’indomani dell’ennesimo incasso di liquidità a basso costo da parte della Bce con le nuove operazioni di finanziamento pianificate da Mario Draghi. Perché è ancora tutto da dimostrare che questa volta il passaggio di denaro dall’Eurotower alle banche e dalle banche a famiglie imprese funzionerà. Anche perché il peso dei prestiti di difficile riscossione (sofferenze) non accenna a diminuire e anche questa volta ha registrato un tasso di crescita a due cifre (20,5% a 172 miliardi).

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