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Caso Aldrovandi, Corte dei Conti conferma sequestro dei beni per 4 agenti condannati

Mentre è ancora pendente il ricorso delle difese, il giudizio di merito verrà affrontato a Bologna il 28 gennaio, lo Stato congela le risorse economiche di Paolo Forlani, Enzo Pontani, Luca Pollestri e Monica Segatto che il 25 settembre 2005 ingaggiarono una colluttazione con il 18enne a Ferrara. Con la loro condotta i poliziotti avrebbero recato un danno di immagine allo Stato calcolabile in circa due milioni di euro. La madre del ragazzo: "La vita di Federico viene riconosciuta indirettamente come bene collettivo"
Caso Aldrovandi, Corte dei Conti conferma sequestro dei beni per 4 agenti condannati
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La Corte dei Conti ha accolto la richiesta della procura e ha disposto il sequestro dei beni dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Mentre è ancora pendente il ricorso delle difese (il giudizio di merito verrà affrontato a Bologna il 28 gennaio), lo Stato congela le risorse economiche mobili e immobili (tra cui il pignoramento di un quinto dello stipendio) di Paolo Forlani, Enzo Pontani, Luca Pollestri e Monica Segatto, gli agenti della Polizia di Stato che il 25 settembre 2005 ingaggiarono in via Ippodromo a Ferrara la colluttazione letale con il diciottenne.

I quattro agenti, all’epoca dei fatti in servizio alle volanti della questura estense, sono stati condannati in via definitiva a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo. Grazie all’indulto hanno scontato una pena detentiva (chi in carcere chi ai domiciliari) di sei mesi, cui si sono aggiunti altri sei mesi di sospensione dal servizio come provvedimento disciplinare.

Il provvedimento della Corte dei Conti, di natura conservativa in vista del procedimento presso la magistratura contabile, è stato disposto dalla sezione giurisdizionale per la Regione Emilia Romagna della magistratura contabile e riguarda i circa 1.870.000 euro di danno erariale che Paolo Forlani, Monica Segatto, Luca Pollastri ed Enzo Pontani avrebbero provocato con la loro condotta. Ai quattro poliziotti, oggi ancora in servizio, anche se in province diverse, lo Stato italiano chiede 1 milione e 870 mila euro, individuati come danno erariale e danno di immagine. Questo in rivalsa del risarcimento pagato dal ministero dell’Interno alla famiglia della vittima (dopo la condanna in primo grado del luglio 2009).

Mostra comunque ottimismo, in vista del giudizio di merito, l’avvocato difensore di tre agenti, Marco Zincani del foro di Bologna, che all’Ansa dice: “Ci sono tutti i motivi per essere fiduciosi per il giudizio nel merito perché per il momento è stata ritenuta sufficiente la sentenza penale, ma il giudizio contabile è tutta un’altra cosa. I giudici, infatti, hanno detto che quanto sostenuto da noi merita un approfondimento”. Si tratta invece di “un grandissimo passo in avanti” secondo Patrizia Moretti, la madre di Federico. Secondo la donna, che, dopo l’atteggiamento fin troppo attendista della questura ferrarese, fece scoppiare il caso a livello nazionale aprendo un blog con l’immagine del figlio morto, “è la chiusura del cerchio, la definizione di un lungo percorso, il riconoscimento dello Stato della loro responsabilità. Non morale, perché non sono stati destituiti, bensì economica. Tutto sembrava essersi chiuso con la sospensione di sei mesi per un omicidio gravissimo. Ecco perché questa forse è la vera sentenza”.

Ciascuno dei quattro agenti è tenuto a risarcire, in proprio, un danno di circa 467.000 euro. “Sono i soldi versati per un risarcimento, per quanto sia assurdo parlare di risarcimento di fronte alla morte di un figlio. Ma questo denaro lo devono allo Stato, non a me. Per noi è già finita. Ora il nostro Paese sancisce che quelle persone hanno tolto qualcosa a tutti. Hanno tolto la vita di un ragazzo, qualcosa di bellissimo, come lo era quella di Federico; ora devono risponderne di fronte alla società. La vita di Federico viene riconosciuta indirettamente come bene collettivo. Come quella di qualunque persona persona portata via in quel modo vigliacco e violento”.

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