Il 9 aprile la Corte Costituzionale era stata netta: la legge 140 incostituzionale come il divieto sulla fecondazione eterologa. E nei giorni scorsi il ministro della Salute aveva annunciato un decreto che stava per essere varato per riempire il vuoto normativo provocato dall’abbattimento della legge 140 e dall’enorme numero di richieste di coppie che vogliono sottoporsi al trattamento. Oggi però arriva la marcia indietro: “Su decisione unanime del Consiglio dei ministri, il ministro Beatrice Lorenzin ha inviato una lettera ai capogruppo di maggioranza e opposizione in cui chiede che il Parlamento vari una legge per introdurre l’eterologa in Italia. Il governo ha dunque deciso che l’eterologa sia introdotta con una legge del Parlamento e non per decreto”. La decisione del Cdm implica che tale tecnica non potrà essere effettuata sul territorio nazionale. L’eterologa potrà cioè essere applicata nei Centri solo dopo l’approvazione di una legge dal Parlamento.

Era il 29 luglio quando alcuni dei nove punti del decreto erano stati annunciati dalla responsabile della Salute: fecondazione eterologa inserita nei livelli essenziali di assistenza, limite di età per donatori e donatrici e apertura alla procedura “doppia”, nel caso entrambi i componenti della coppia siano sterili. E il decreto aveva spiegato il ministro in audizione in commissione Affari sociali alla Camera, sarà presentato “in uno dei prossimi consigli dei ministri prima della pausa estiva”.

Invece c’è stato un vero e proprio dietrofront, anche se la nota promette che i tempi saranno brevi: “Si è deciso di richiedere a tutti i gruppi parlamentari di assumere iniziative dirette ad una tempestiva attuazione della sentenza della Consulta. Nella odierna riunione del Cdm – si legge nella lettera – è stata esaminata la mia proposta di intervento legislativo urgente per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale”. Dopo una “approfondita discussione – afferma Lorenzin – il Consiglio dei ministri ha condiviso, all’unanimità, la necessità di intervenire in via legislativa, nonché – tenuto conto degli evidenti profili etici che attingono la materia – di rimettere ad un’iniziativa legislativa parlamentare la disciplina della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento. I miei uffici hanno predisposto una bozza di intervento legislativo idoneo a disciplinare in sicurezza la fecondazione eterologa, che come mero contributo sul tema allego”. Lorenzin ne indica quindi i ”principali cardini” ovvero il recepimento di parte della direttiva 2006/17/Cee: – l’istituzione di un registro nazionale per la tracciabilità donatore /nato: – il principio di anonimato del donatore e la sua deroga esclusivamente per esigenza di salute del nato; l’introduzione di un limite massimo alle nascite di un medesimo donatore; – l’introduzione di un limite massimo e minimo per i donatori; l’introduzione immediata della fecondazione eterologa nei Lea, con relativa copertura finanziaria”, conclude Lorenzin assicurando il sostegno “personale e del Governo” alle iniziative che il “Parlamento vorrà prendere per una corretta e tempestiva attuazione della sentenza della Consulta”.  

Solo venerdì mattina il quotidiano La Stampa aveva pubblicato un’intervista del ministro di tutto altro tono. “Con il decreto avremo l’eterologa subito, con regole uniformi a livello nazionale per tutelare coppie e nascituri. Senza decreto non avremmo nemmeno recepito la direttiva europea sui test sanitari obbligatori per i donatori. Non vorrei che dietro questo ‘fate presto’ ci sia voglia di deregulation”. E sempre di decreto si parlava quando il ministro sottolinea che “potrebbe essere rimandato a dopo la pausa estiva, ma solo per non accorciare i tempi del dibattito parlamentare”. Ma adesso dovrà essere il Parlamento – con la Camera e il Senato ingolfati di calendarizzazioni – dover legiferare. Quanto tempo ci vorrà lo si capirà a partire da settembre. 

Il primo commento arriva dal governatore Enrico Rossi: “La delibera della Toscana c’è. È aperta e pronta a recepire quanto sarà deciso sul piano nazionale. In attesa che il Parlamento decida, è stata approvata senza nessuna posizione ideologica per garantire la sicurezza dei cittadini”. In Toscana, infatti, è in vigore una delibera sulla fecondazione eterologa. Quanto al fatto che essa sia vietata in Italia fino all’approvazione di una legge “mi pare un auspicio visto che per ora i privati possono intervenire nel far west della provetta“.  “Quella che abbiamo approvato non è una legge, ma una delibera che delinea delle metodiche tecniche elaborate dal consiglio sanitario. Se lo Stato è pronto a legiferare – ha aggiunto Rossi – come ho già spiegato la nostra è una delibera ‘cedevole’, e siamo pronti a recepire i contenuti”. 

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