I vitalizi degli ex onorevoli certo, poi le pensioni per gli ex dipendenti. Ma ci sono anche gli affitti d’oro che non cessano mai e i privilegi di sempre cui gli onorevoli non hanno ancora saputo rinunciare. E il costo della Camera dei Deputati, a fronte di trionfali annunci di risparmio, riesce ancora superare il miliardo di euro l’anno . E’ quanto emerge dal bilancio interno di Montecitorio che sarà discusso in Aula il prossimo 21 di luglio ed è stato pubblicato venerdì sul suo sito ufficiale. Prima le note positive. L’amministrazione può vantare una riduzione delle spese per 138 milioni in due anni – consuntivo 2013 e preventivo 2014 – ma riesce a succhiare agli italiani la bellezza di 1.037 milioni. La “dieta” strombazzata, nonostante l’impegno dei Questori e del Presidente della Camera, è per grammi e decimali: 1,68% rispetto all’anno prima, quando la dotazione aveva toccato quota 1.054 milioni. La spesa 2014 risulta inferiore rispetto al 2013 di 17 milioni mentre sul periodo 2012-2014 viene calcolata (sulla carta) una riduzione per 50 milioni. Resta il fatto che non si scende sotto il miliardo. E che ci faranno mai a Montecitorio con tutti questi soldi?

Il bilancio consuntivo 2013 conferma che la parte del leone fra le spese correnti la fanno ancora le pensioni d’oro per gli ex deputati che pesano per 157 milioni di euro tra vitalizi diretti e reversibilità. Insieme alle pensioni per gli ex dipendenti (243 milioni) succhiano dal bilancio quasi 400 milioni, ovvero il 36,11 per cento. In questo capitolo affondano i 900mila euro di rimborsi ai deputati cessati dal mandato che hanno subito attirato l’attenzione della stampa. Si tratta di diritti acquisiti, immuni da ogni spending review. Segue la spesa onnicomprensiva per i deputati in carica, il personale in servizio e tutte le voci connesse alla loro attività: 280 milioni, il 27% del trasferimento statale. Le indennità anche nel 2014 costeranno 81,3 milioni, i rimborsi spese del mandato parlamentare si porteranno via altri 65 milioni, oltre un terzo dei quali (26,5 milioni) per far soggiornare gli onorevoli a Roma. Poi c’è il personale non politico, che non è fatto solo di 1.500 dipendenti ma anche di collaboratori e consulenti esterni che – tra emolumenti e contributi previdenziali – costa altri 17 milioni.

Seguono una serie di spese strutturali difficilmente digeribili ai cittadini come i 5,3 milioni in ristorazione. Un dito nell’occhio restano le spese per gli affitti degli immobili in uso a Montecitorio: 41 milioni di euro, 112mila euro al giorno. Solo a partire dal 2015, infatti, l’affitto d’oro dei Palazzi Marini sarà cessato secondo l’indirizzo dell’Ufficio di presidenza che richiederà però un voto d’aula. E l’esito non è scontato, visto che la finestra per recedere dal contratto già il 31 dicembre di quest’anno, aperta dai grillini, è stata clamorosamente chiusa da un emendamento del Pd infilato nel “Salva Roma”.

Non stupiscono, allora, le altissime spese di manutenzione delle sedi: 17 milioni di euro. Solo pulire il palazzo della politica costa la bellezza di 7,8 milioni l’anno, la sua bolletta (acqua, luce e gas) si porta via altri 6 milioni. Non si rinuncia poi a decoro e comodità. Solo la voce arredi, per dire, è pari a 1,4 milioni. E così via fino a sfondare il miliardo di euro. Altre spese che colpiscono l’occhio e il buon senso sono sparse nei rivoli del bilancio come i 5,4 milioni per la stampa degli atti parlamentari, uscite che gridano vendetta nell’era digitale e cozzano con il dato delle spese per tutto il pacchetto software e hardware (21 milioni) che tiene in rete gli uffici della Camera. Svettano poi 12 milioni bruciati in servizi di trasporto metà dei quali sono biglietti aerei.

A fronte di questo fiume di denaro si scopre dove si annida il vero risparmio. La Commissione parlamentare sulla mafia, ad esempio, ha una dote di 476mila euro, quella sui rifiuti 187mila, quella sugli errori in campo sanitario solo 53mila euro. Mettendo insieme il budget a disposizione risulta inferiore a quanto speso dalla Camera per il Cerimoniale: 716mila euro contro 760mila. Ma spende di più anche per le traduzioni, nonostante gli onorevoli abbiano a disposizione un budget mai intaccato negli anni di 300mila euro destinato a pagare loro corsi di lingua. L’andazzo, aldilà dei roboanti annunci, continuerà negli anni a venire perché – tabelle alla mano – le previsioni per il prossimo biennio sono all’insegna di limature: nel 2014 si spenderanno 1,267 miliardi cioè 17,7 milioni di euro in meno rispetto al 2013 (l’1,68%) e Montecitorio restituirà allo Stato, tra minore spesa e residui, 28,3 milioni. Nel 2015 la previsione di spesa e assegnazione di quote di avanzo al prossimo esercizio sarà di 1,248, con un risparmio di 19 milioni. Nel 2016, infine, usciranno dalle casse dello Stato 1.186 milioni, con un altro mini-taglio da 62 milioni. In due anni, dunque la dieta lascerà sul piatto da 50 a 80 milioni. Di questo passo, per abbattere almeno della metà il miliardo e rotti di costo della Camera, potrebbero servire 10 anni.

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