Di sicuro c’è che il meteo e il calendario sembrano non andare più molto d’accordo. Un mese fa era il caldo afoso a battere sul tempo l’inizio ufficiale dell’estate. Appena qualche settimana dopo sembra di essere già in autunno, e con largo anticipo. Protagonista di questo scorcio di luglio è “Gea” con il suo carico di pioggia, vento, grandine, e persino qualche spolverata di neve sulle vette alpine. E il maltempo non colpisce solo l’Italia, ma tutta l’Europa centrale, con temperature di dieci gradi inferiori alle medie stagionali.

Ma perché, come recita un vecchio adagio, sembra non esistere più la mezza stagione? “Viviamo su un’altalena termica, una situazione variabile che ha un impatto negativo sulla nostra percezione del meteo legata al calendario, creando in noi disorientamento – afferma Massimiliano Pasqui, ricercatore dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr -. In gioco ci sono due meccanismi che si confrontano e si alternano nella prevalenza, regolando il clima nelle medie latitudini, come la nostra. Da una parte – spiega il fisico – abbiamo una circolazione atlantica, quindi masse d’aria più fresca. Dall’altra, l’anticiclone delle Azzorre e la circolazione nordafricana, più calde. Dal confronto tra questi attori in campo scaturisce l’instabilità delle nostre regioni. In genere, nei mesi estivi tende a prevalere la circolazione delle masse più calde, ma in questo periodo – spiega Pasqui – sia l’anticiclone che l’attività nordafricana sono in una fase di decadimento e appaiono meno vigorose del solito”.

Uno scontro tra giganti che si traduce in un anticipo d’autunno in almeno metà del territorio italiano, ad esempio a Milano, con le strade della città trasformate nei giorni scorsi in fiumi, dopo l’esondazione del Seveso. “In gioco, in questo caso – chiarisce l’esperto – ci sono anche altri fattori, legati in particolar modo all’assetto idrogeologico del territorio. Che è per sua natura fragile, ma è stato reso ancor più vulnerabile dall’intervento umano e dall’espansione del reticolo urbano. Con il risultato di moltiplicare l’effetto al suolo delle precipitazioni. Detto questo – puntualizza Pasqui – il maltempo di questi giorni può rappresentare un esempio dell’altalena termica di cui parlavo prima”.

Ma a cosa è dovuto l’indebolimento di uno dei due antagonisti che fanno dondolare quest’altalena? È un fenomeno che può venire da lontano? In altri termini, esiste un legame tra le bizze del meteo e la febbre climatica del Pianeta? “Premesso che ogni effetto è legato a più cause e che meteo e clima agiscono su scale temporali differenti, esiste un’impronta nitida del cambiamento climatico. Ed è rappresentata – spiega il ricercatore del Cnr – da un aumento, nell’area mediterranea, della temperatura media estiva nel periodo tra giugno e agosto. Un aspetto che è ormai consolidato dal punto di vista scientifico e quantificato, negli ultimi cinquant’anni, in mezzo grado ogni decennio, con una particolare accelerazione a partire dal 1990. Si tratta – aggiunge Pasqui – di cifre in apparenza poco significative, dato che il corpo umano è in grado di apprezzare variazioni di almeno uno o due gradi. Ma è a questo aumento che è imputabile l’incremento delle ondate di calore e le espansioni dell’estate, sia in anticipo che in ritardo”.

Intanto l’altalena continua a dondolare. Dopo una breve pausa, è atteso nella Penisola un altro weekend di piogge. Cosa dobbiamo aspettarci da questa pazza estate? “Nelle prossime quattro settimane la tendenza è di un’attenuazione di questi bruschi salti – rassicura Pasqui -. Andiamo verso un periodo meno altalenante e più tranquillo”. Quindi l’estate è davvero alle porte, nessun pericolo per le vacanze. A patto, però, di organizzarsi in fretta. “Per l’ultima parte dell’estate è difficile fare previsioni al momento – spiega lo studioso -. Esiste, infatti, una sorta di muro di predicibilità, oltre il quale non è ancora possibile guardare con chiarezza. Tutto dipende dal decadimento di alcuni eventi tropicali ancora di difficile lettura, come i monsoni indiani o dell’Africa occidentale, questi ultimi in particolare con un forte impatto sul Mediterraneo. Non dico che un temporale dalle nostre parti sia direttamente scatenato da eventi distanti. Ma – spiega Pasqui – i fenomeni tropicali, come ad esempio El Niño, l’aumento delle temperature superficiali del Pacifico che si sta appena affacciando e ha ancora un’azione limitata, sono alla base del motore climatico terrestre e possono spostare l’equilibrio delle forze in campo. Di conseguenza – conclude lo studioso -, potrebbe tornare a prevalere il regime atlantico, proprio come in questi giorni”.

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