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Senato, come cambia Palazzo Madama: 75 consiglieri regionali più 20 sindaci

Il testo del disegno di legge del governo approvato dalla commissione. Titolo V: alcune competenze tornano allo Stato (energia e infrastrutture). Referendum: servono più firme, ma il quorum sarà "mobile"
Senato, come cambia Palazzo Madama: 75 consiglieri regionali più 20 sindaci
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Resterà solo il nome: Senato della Repubblica. Con l’approvazione da parte della commissione Affari costituzionali del Senato del ddl sulle riforme, si completa l’assetto federalista avviato con la riforma del 2001. Sulla soglia del traguardo si è registrata una impasse sulle modalità con cui i futuri senatori verranno eletti dai Consigli Regionali, ma alla fine è stato trovato un accordo tra maggioranza, Forza Italia e Lega Nord

Camera dei deputati. Sarà l’unica Assemblea legislativa e anche l’unica a votare la fiducia al governo. I deputati rimangono 630.

Senato. Sarà composto da 95 eletti dai consigli regionali più 5 nominati dal capo dello Stato e che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo sulle riforme costituzionali e le leggi costituzionali e potrà chiedere alla Camera la modifica delle leggi ordinarie. Ma Montecitorio potrà non tener conto della richiesta. Su una serie di leggi che riguardano il rapporto tra Stato e Regioni, la Camera potrà non dar seguito alle richieste del Senato solo respingendolo a maggioranza assoluta.

Senatori-consiglieri. I 95 senatori saranno ripartiti tra le regioni sulla base del peso demografico di queste ultime. Le Regioni più piccole ne avranno 2. I consigli regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovrà essere un sindaco.

Il metodo di elezione. Fi chiedeva di inserire che in ogni Consiglio regionale a ogni gruppo consiliare fosse “assegnato” un numero di senatori in base al loro peso. Su insistenza di Lega e Ncd è stata tolta questa rigidità che danneggiava i piccoli partiti.

Titolo V. Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come l’energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del Governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Rispetto al ddl del governo la commissione ha ridato alcune competenze alle Regioni.

Presidente della Repubblica. Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i rappresentanti delle Regioni previsti attualmente). Nei primi quattro scrutini servono i due terzi dei voti, nei successivi quattro i tre quinti; dal nono basta il 50 per cento. Gotor (Pd) proporrà di inserire nel corpo elettorale anche gli europarlamentari.

Referendum. Serviranno 800mila firme. Dopo le prime 400mila la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purché essa abbia un valore normativo autonomo. Il quorum sarà “mobile”: si calcolerà sulla metà degli elettori che si sono presentati alle urne nelle elezioni politiche precedenti.

Ddl iniziativa popolare. Salgono da 50mila a 250mila le firme necessarie per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.

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