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Femminicidi, nel 2013 sono stati 128. Cambia l’età media delle vittime

Secondo la ricerca di "Telefono Rosa" cresce la fascia di età tra i 45 e i 54 anni, ma per la prima volta in sette anni si registrano 15 casi di età inferiore ai 15 anni. I dati sfatano anche il pregiudizio che lega la violenza all'arretratezza culturale: nella gran parte dei casi le donne sono almeno diplomate
Femminicidi, nel 2013 sono stati 128. Cambia l’età media delle vittime
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Questa mattina alla periferia di Perugia un carrozziere di 31 anni ha sparato contro l’ex compagna 24enne, il figlio di 2 e un’amica di lei, poi ha tentato il suicidio. Si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di episodi e fatti di cronaca che vedono come vittime le donne. Nel 2013, infatti, i femminicidi in Italia sono 128, con un’età compresa tra i 15 e gli 89 anni, tutte uccise per mano dei loro mariti, compagni, figli o nipoti. A fornire i dati è Telefono Rosa, che nella ricerca “Le voci segrete della violenza 2013” ha anche evidenziato uno spostamento dell’età media delle vittime, con un aumento della fascia di età tra 45 e 54, passata dal 25% del 2012 al 28% del 2013, anche se – rileva la ricerca – per la prima volta in sette anni si registrano 15 vittime di età inferiore ai 15 anni. Inoltre, le donne straniere si imbattono nella violenza prima delle italiane: 2 donne su 3 hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni (il 31% ha tra i 25 e i 34 anni e il 35% ha tra i 35 e i 44 anni). Aumenta anche l’età media dei carnefici: il segmento di violenti di età superiore ai 55 anni (il 17% ha tra i 55 e i 64 anni e il 10% oltre i 65 anni) passa infatti dal 22% del 2012 al 27% di quest’anno.

I dati della ricerca di Telefono Rosa hanno inoltre sfatato il pregiudizio che lega l’insorgere della violenza all’arretratezza culturale: il 21% delle donne vittime di femminicidio è laureata e un ulteriore 53% ha un diploma. L’indipendenza economica resta un fattore fondamentale di affrancamento dal contesto violento. Lo conferma l’ampia quota di vittime disoccupate (19%), inferiore solo a quella delle impiegate tra le italiane (23%) e a quella delle colf/badanti tra le straniere (27%). Coerentemente con l’aumento dell’età media delle vittime, aumenta rispetto agli anni scorsi anche la quota di pensionate. Per quanto riguarda i carnefici, il 64% ha un grado d’istruzione medio-alto: il 44% è diplomato e il 20% laureato. In molti casi la violenza si nasconde anche tra quanti avrebbero il compito di soccorrere le vittime di violenza: infermieri, vigili, medici, forze dell’ordine. Le posizioni professionali più rappresentate dai violenti sono gli impiegati, anche di alto livello (17%), gli operai (16%) e i liberi professionisti (13%). 
Ma anche nel 2014 sono già numerosi gli episodi di violenza sulle donne registrati; solo nel mese di giugno, infatti, se ne contano tre. il 17 giugno scorso, infatti, un uomo ha ucciso la moglie a colpi di piccone; lo stesso giorno a Pietra Ligure una donna è stata uccisa a calci e pugni dal suo convivente. Due giorni prima Cristina Omes, e i suoi figli di 4 anni e 20 mesi, Giulia e Gabriele, sono stati uccisi con un coltello da Carlo Lissi, marito e padre delle vittime, nella loro abitazione di Motta Visconti. Dietro il triplice omicidio, ha confessato l’uomo, c’era una passione non corrisposta per una collega e il senso di oppressione che gli dava la famiglia. 

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