Qualcuno – come Tavecchio Macalli, presidenti dei Dilettanti e della Lega Pro – ha provato a fargli cambiare idea, ma più che altro come atto dovuto: le dimissioni erano irrevocabili e chi lo conosce lo sapeva. Dopo il consiglio di oggi pomeriggio Giancarlo Abete non è più il presidente della Figc. Gestirà l’ordinaria amministrazione nel prossimo mese e mezzo, l’addio è stato ratificato. Adesso c’è anche una data segnata ufficialmente sul calendario: l’11 agosto l’assemblea federale eleggerà il suo successore. E sarà lui a nominare l’allenatore della nazionale. È una scelta in fondo secondaria, legata all’impostazione che il prossimo numero uno della Figc vorrà dare al suo mandato. Ma è la questione che più infiamma l’interesse dei tifosi.

Non era all’ordine del giorno del consiglio, ma se ne sarebbe accennato nella pre-riunione tenuta questa mattina da Abete con i presidenti delle varie Leghe. I nomi sul tavolo sono sempre quelli: Spalletti, Mancini e Allegri, Guidolin e Zaccheroni. Ma rispetto agli scorsi giorni sembra decollare la pista low-cost: Cesare Prandelli con il suo ultimo rinnovo di contratto avrebbe guadagnato circa 1 milione e 700mila euro netti a stagione. Uno stipendio che già aveva suscitato polemiche e che la Federazione non avrebbe intenzione di replicare: il budget per il prossimo ct sarebbe inferiore al milione e mezzo di euro. E questo dovrebbe tagliare fuori i big alla Spalletti e alla Mancini (che nei loro ultimi club percepivano più di cinque milioni l’anno); lo stesso Allegri dovrebbe fare uno sforzo non indifferente per i suoi standard. Probabile, quindi, una soluzione che privilegi l’esperienza e la capacità di lavorare con i giovani (qualità di Zaccheroni e soprattutto Guidolin) rispetto ai grandi nomi.

Specie se il prossimo presidente della Figc dovesse essere Carlo Tavecchio. L’attuale numero uno della Lega Nazionale Dilettanti ha ribadito nelle ultime ore la necessità di tornare a costruirsi in casa i ct, come avveniva in passato: “Siamo noti nel mondo per Coverciano e i nostri tecnici. Prevedo una persona di alto prestigio, assistita da giovani”. Parole chiare, che aprono ad un’ulteriore ipotesi: quella di un ticket in panchina (che non si vede da fine Anni Settanta, dalla coppia Bernardini-Bearzot), con un allenatore di lungo corso ed esperienza anche federale, al fianco di un nome nuovo. Mentre in Federazione bollano come “pura fantasia” la voce di un abboccamento con Antonio Conte per un incarico part-time, in parallelo alla Juventus. Comunque su questo fronte non ci saranno grosse novità a breve. Prima c’è da scegliere il nuovo presidente, per cui il favorito pare proprio Tavecchio, per numeri a disposizione e curriculum.

Sulla questione Abete non si è voluto sbilanciare, anche se – ha detto – “lui, come Albertini, sono persone leali e di qualità”. Il suo è stato un addio sereno, ma l’ormai ex numero uno del pallone italiano si è tolto più d’un sassolino dalla scarpa. Ha rivendicato il suo operato (“I risultati ci deludono ma la gestione è sempre stata irreprensibile”), anche da sgradevoli attacchi personali: “A leggere certi articoli sembra che il povero Ciro Esposito lo abbia ucciso io”. Soprattutto ha difeso il sistema calcio dalle tante (“troppe”) critiche pervenute da più parti negli ultimi tempi. “Il nostro sport ha dei problemi, ma ci sono federazioni che non prendono una medaglia da anni e non ricevono lo stesso trattamento”. Una stoccata, anche abbastanza diretta, nei confronti del Coni e del presidente Malagò, con cui ci sono state “varie divergenze, legate non solo al fatto che alle elezioni io abbia supportato un altro candidato (Raffaele Pagnozzi, poi risultato perdente, nda). Facendo solo critiche la situazione non migliorerà”. Per Abete due cose in particolare sono inaccettabili: che si parli di commissariamento per la federazione (“sarebbe antidemocratico”). E che si continui a mettere in discussione l’entità dei contributi Coni al calcio, “una parte infinitesimale di quanto il nostro mondo restituisce ogni anno allo Stato”. Tutte questioni, però, che da domani riguarderanno il prossimo presidente federale.

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