Alcuni giorni fa mi ero permesso di sottolineare come l’Avv. Guido Scorza, in perfetta coerenza con sé stesso, fosse un ottimo professionista del verosimile rispetto alla “ormai arcinota” (e su questo siamo perfettamente in linea) vicenda della Copia Privata. Insieme ad altri era già riuscito a rinviare l’adozione del provvedimento da parte dell’ex Ministro Bray, come pure aveva supportato le incomprensibili proteste di Altroconsumo (che ora in maniera trasparente ci dice rappresenterà nel giudizio per l’impugnazione del decreto). 

Incomprensibile perché come noto il compenso di Copia Privata non deve ricadere sui consumatori e come arcinoto in altri Paesi non ricade su di essi.
Sarebbe stato invece comprensibilissimo che Altroconsumo, che ha deciso di schierarsi contro i cittadini autori e consumatori e mettersi al fianco delle rivendicazioni delle multinazionali, avesse invece chiesto conto a Confindustria Digitale del perché nel nostro Paese i device costano più che negli altri Paesi come Francia e Germania dove il compenso di Copia Privata è molto più alto.

Riguardo alla, secondo Scorza, gravissima circostanza che il decreto non sia ancora disponibile, mentre SIAE “snocciola dati e numeri”, evidentemente gli sfugge sia l’iter burocratico che i decreti devono seguire (bollinatura dell’Ufficio Centrale del Bilancio del Ministero e trasmissione alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione) ma soprattutto che SIAE, come molte altre associazioni di aventi diritto, legittimamente siede nel Comitato Permanente per il Diritto d’Autore che rende parere al Ministro e quindi è fisiologico che conosca dati e numeri del parere, dati e numeri che peraltro conoscono benissimo sia l’Avv. Scorza (che da buon giornalista ha anche ottimi informatori) che Confindustria Digitale.

Sarebbe infatti singolare che protestassero e addirittura facessero stime sulla base di dati che non conoscono; sulle stime peraltro mi permetto di ricordare a tutti che anche quelle fatte nel 2009 da Confindustria Digitale sono poi purtroppo risultate superiori di circa il 40% rispetto agli incassi reali che si sono realizzati.

Per quanto concerne la condivisione, da parte dell’Avv. Scorza, delle ragioni di Confindustria Digitale, anche qui nessuna sorpresa perché avevo già facilmente dichiarato che da tempo l’Avv. Scorza (nelle sue qualità di docente, avvocato e giornalista), ha legittimamente deciso di schierarsi al fianco delle aziende di Confindustria Digitale, che non ha sconfessato proprio nulla e tenta di piegare, sempre seguendo l’arte del verosimile, i numeri alle sue ragioni.

Per quanto riguarda la Francia, strano sia sfuggito all’informatissimo Avv. Scorza che prima della sentenza della Corte di Giustizia UE cd. Padawan (che ha dichiarato che gli usi professionali non devono essere assoggettati alla Copia Privata) le tariffe di tutti i device venivano invece determinate solo “ tenendo conto” degli usi professionali. Quindi dopo la sentenza Padawan il Consiglio di Stato francese ha annullato le decisioni basate su questo criterio di determinazione della tariffa. Per una questione temporale la prima sentenza del Consiglio di Stato francese non aveva potuto riguardare la tariffa sui tablet; ne consegue che quest’ultima sentenza non fa altro che estendere gli effetti della prima sentenza ai tablet.Nel frattempo però anche le tariffe erano state rideterminate sulla base di nuovi criteri e quindi l’attuale sentenza risulta sostanzialmente ininfluente. Sembra peraltro di capire, visto che secondo Scorza le tariffe italiane sono più alte di ogni altro Paese europeo con la sola eccezione della Francia, che condivida anche (ma sarebbe stato singolare il contrario) la posizione di Confindustria rispetto a quanto accade in Germania.

In quel Paese, ma questo chissà perché Confindustria Digitale e Scorza non ce lo raccontano, le tariffe vengono determinate in base ad accordi/convenzioni tra gli operatori e la società ZPU che incassa e ripartisce i diritti di Copia Privata. In caso di mancato accordo la ZPU ha il potere di determinare autonomamente queste tariffe sulla base di studi e ricerche di mercato svolte da società terze  e qualificate (quindi non in tre giorni da piccole e poco qualificate società). E’ di palmare evidenza dunque che molte delle tariffe che non sono frutto di accordi, vengano frequentemente impugnate (in perfetta linea con lo “stile” che le multinazionali praticano in tutti i Paesi europei) e gli operatori non procedano al pagamento in attesa dei giudizi.

E’ evidente che nelle more dei giudizi, tuttavia, hanno l’obbligo di accantonare in bilancio le somme per corrispondere i diritti di Copia Privata che saranno determinate dalle corti arbitrali o dai tribunali.

E’ proprio recente il caso dei PC, per i quali dopo un lungo contenzioso è stato recentemente raggiunto un accordo, a valle del quale gli operatori hanno corrisposto somme risalenti a numerosi anni precedenti. Ne consegue, contrariamente a quanto sostenuto da questi abili signori, che talvolta in Germania ci sia un ritardo dei pagamenti ma non si può certamente affermare che essi non avvengano in conseguenza della non aplicazione di tariffe di Copia Privata.

Mi appare infine veramente irricevibile e scandalosa (ma nel contempo anche comica), la richiesta che l’Avv. Scorza rivolge direttamente “ed a gran voce” al Presidente del Consiglio  di “esautorare il Ministro Franceschini dalla gestione del dossier”.

Da questo punto di vista anche a nome del mio Presidente, di tutti gli Organi Sociali della SIAE e credo di poter dire, di tutti gli aventi diritto, non possiamo che ribadire che il Ministro Franceschini ha ripristinato la fiducia dei cittadini aventi diritto nella legge, essendosi assunto la responsabilità, che istituzionalmente gli compete, di applicarla dopo un anno e mezzo dalla scadenza del decreto precedente, e anche quella, che pure compete ad un Ministro della Cultura, di tutelare e valorizzare il lavoro e la libertà degli Autori e dell’industria culturale nel suo complesso. Per questo al di là di qualsiasi commento non si può che esprimere il sostegno più fermo al Ministro Franceschini.

Nota trasparenza: rappresento la Società degli Autori e degli Editori e alla nostra Società è richiesto dalla legge di raccogliere per tutte le Associazioni di aventi diritto i proventi di Copia Privata. Inoltre tutta la mia vita professionale è stata dedicata al servizio e alla tutela degli autori e di quanti producono cultura nel nostro Paese. Nonostante ogni sforzo di obiettività, quanto scritto potrebbe risultare influenzato da tale circostanza.

Gaetano Blandini

Direttore Generale Siae

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La replica di Guido Scorza è pubblicata qui

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La risposta alla replica di Guido Scorza del direttore generale Siae Gaetano Blandini

Egregio e Gentile Avvocato,

devo confessarle che la sua contro replica appare piuttosto deludente. Non abbiamo il decreto ma i numeri diffusi dal Ministero coincidono con il parere del Comitato. Davvero: se queste sono le argomentazioni con cui prepara il ricorso, fossi in Lei sarei un tantino preoccupato. E forse Lei lo è. Noi invece aspettiamo tranquillamente che il ministero pubblichi il decreto. E soprattutto siamo sereni di essere dalla parte del giusto.

Gaetano Blandini

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