Un elenco che conta oltre 200 morti di tumore, decine di malati per patologie neoplastiche, linfomi e leucemie, più di 150 sostanze cancerogene utilizzate. Il bilancio di morte e disperazione lasciato dalla Goodyear Italiana Spa di Cisterna di Latina parte da qui: dallo smisurato numero di decessi e malattie tra gli operai che fino al 2000, hanno lavorato nei reparti dello stabilimento italiano della gomma. La multinazionale statunitense approda in Italia nei primi Anni ’60 grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno. Nei vari reparti gli operai respiravano polvere di nero fumo, fibre di amianto, solventi, vernici e ammine aromatiche, lavorando anche a mani nude. L’azienda forniva infatti solo semplici tute blu che i lavoratori non toglievano neppure a mensa. Nessuno di loro indossava mascherine. Alla fine degli anni ’80 un lavoratore scopre di avere un tumore ai polmoni. Il caso sembra isolato, ma così non sarà. A scoprirlo, dieci anni dopo è Agostino Campagna, operaio e rappresentante sindacale, che comincia ad annotare su un’agenda rossa i nomi dei colleghi e amici che si ammalano, poi a raccogliere casa per casa le cartelle cliniche. Nel 2000 il Comitato familiari e vittime della Goodyear deposita una denuncia contro la multinazionale presso la Procura di Latina, proprio mentre la fabbrica decide di chiudere i battenti e delocalizzare. Le accuse ipotizzate per nove ex dirigenti dello stabilimento sono omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate. Una tesi accolta dal Tribunale di Latina nel processo di primo grado, concluso con una sentenza di condanna a 21 anni complessivi di reclusione nei confronti di tutti gli imputati. E in parte ribaltata nel processo davanti alla Corte d’Appello di Roma, che ha invece assolto alcuni degli imputati. Nel frattempo è in corso un secondo processo nel capoluogo pontino per altri morti e altri malati. Questa volta gli imputati sono undici, tutti rinviati a giudizio nel maggio del 2012 con le stesse accuse. Happy Goodyear è un film di Elena Ganelli e Laura Pesino, prodotto da Adriano Chiarelli e Luca Piermarteri per Soulcrime

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