“Non c’è limite alla vergogna”. È così che il Movimento 5 Stelle si prepara a dare battaglia al testo governativo in materia di autoriciclaggio (ovvero il reato – non ancora previsto nel nostro codice – che punisce chi reimpiega denaro sporco frutto dei propri delitti). “Il testo proposto non punisce il riciclaggio di denaro sporco tramite le slot machines”, dice il senatore Maurizio Buccarella, rivendendo la sua posizione inizialmente favorevole al testo. “Ad un esame più approfondito, la posizione mia e del M5S è più critica di quanto valutato inizialmente”, dichiara. I toni sono da scontro frontale, ma il senatore Pd Felice Casson getta acqua sul fuoco “Questi sono dei particolari che saranno oggetto di discussione. Con il M5s troveremo certamente un accordo”.

Motivo del contendere sono le parole “ulteriore vantaggio” inserite nel comma 2 del testo presentato dal governo come emendamento al ddl anticorruzione in discussione in Commissione Giustizia al Senato. Quell’espressione esclude dal reato chi “lava” denaro senza ricavarne ulteriore guadagno. Il Movimento 5 stelle riporta l’esempio di falsi giocatori che usano le slot ­machines come per lavare denaro. “Un giocatore entra in una sala slot ed inserisce denaro nella macchinetta schiacciando il bottone ‘riscuoti vincite’. Il tutto senza giocare. In questo modo la slot erogherà il tagliandino che consentirà di passare all’incasso”, è scritto in un comunicato del Movimento “così può essere ‘lavato’ denaro sporco proveniente da attività illecite all’interno delle slot”. E poiché non c’è “ulteriore vantaggio o profitto”, chi compie queste operazioni non è punibile per autoriciclaggio (lo è comunque per il reato a monte, ossia quello attraverso il quale si è procurato il denaro sporco).

Da qui la denuncia e la proposta di un subemendamento che punisca anche il mero “lavaggio” di denaro sporco. Conciliazione non facile, visto che lo spirito del testo governativo, che riprende le conclusioni della Commissione Garofali di cui facevano parte anche i magistrati Cantone e Gratteri, è quella di punire chi reinveste il denaro sporco in “attività imprenditoriali”. “La vera finalità sottesa all’introduzione del reato di autoimpiego – dice la relazione – è quella di sanzionare l’inquinamento del sistema imprenditoriale con l’utilizzo di denaro o beni di provenienza delittuosa”. Quindi non il semplice “lavaggio” di denaro.

“Il testo base per noi era un testo tutto da riscrivere”, dice a ilfattoquotidiano.it il senatore Casson. “Ma il testo governativo sull’autoriciclaggio è quasi sovrapponibile ad un nostro emendamento, quindi non dovrebbe cambiare molto. Restano da discutere altri punti importanti, come corruzione e concussione, prescrizione e falso in bilancio. I particolari saranno oggetto di discussione e su questi troveremo certamente un accordo: con il Movimento 5 stelle e non con Forza Italia”.

Favorevole ai contenuti dell’emendamento governativo anche il relatore del testo base, Nico D’Ascola (Ncd) secondo il quale “l’emendamento va nella stessa direzione del mio testo”. D’Ascola ribadisce a ilfattoquotidiano.it la possibilità di un esito positivo anche della discussione sul falso in bilancio “secondo me sulle false comunicazioni sociali (falso in bilancio, ndr) non ci sono grandi contrasti”. La discussione in Commissione Giustizia al Senato è prevista per il prossimo 3 giugno. E il passaggio in Aula calendarizzato per il 10 giugno. Sempre che intanto non arrivi a cambiare – nuovamente – le carte in tavola l’ormai attesissima riforma della Giustizia.

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