Processo Costa Concordia, l'udienza di Lunedì 12 MaggioCom’è dolce naufragar in quest’atroce mare elettorale. Era nell’aria, a poppa, a prua, e nella pancia sub-politica del Paese. Pronta a spostarsi sempre da qualche altra parte. Pronta a scappare, per salvarsi la pelle, il portafogli, o un’ultima egocentrica illusione. Mai per lavarsi la coscienza sporca.

Quel che deve accadere, accade. E pazienza se Conrad e Melville, laggiù nel fondo paradisiaco dei mari, staranno gridando tutto il loro orrore.

Scende in campo, si butta a peso vivo nella scialuppa di salvataggio della politica pure il “comandante” Francesco Schettino: un uomo, un inchino.

L’ex timoniere massimo della Costa Concordia, che due anni fa naufragò in circostanze assurde non al largo ma a poche centinaia di metri dal porto dell’Isola del Giglio, e ben 32 furono i morti, comincia a studiare da statista.

E nessuno si stupisce per davvero, in questa penisola che troppe ne ha viste, culla del tragico sempre un po’ venato di comico, e viceversa.

L’imputato numero uno del Titanic all’italiana, a piede libero, anzi, liberissimo ha partecipato a un incontro pubblico nella sua Meta di Sorrento per caldeggiare l’elezione a sindaco del suo amico Giuseppe Tito. All’appuntamento elettorale erano presenti anche il viceministro Filippo Bubbico e l’onorevole Massimo Paolucci, candidato Pd alle Europee.

Perché sì, Francesco Schettino (spavaldo come al solito, petto villoso, capello bisunto, Ray-Ban d’ordinanza, occhi verde-nulla geneticamente dimentichi di ogni abisso, bigiotteria debordante modello apolitici fine anni settanta, perversione vivente di un canone nazionale codificato già in secoli lontanissimi, da Guicciardini a Machiavelli), senza bisogno di leggere nessuna carta di navigazione politica (e il suo fiuto, si sa, è a prova di scoglio), ora starebbe guardando al partito democratico.

Il suo endorsement ha fatto rumore su Twitter. Almeno quello.

Schettino si è lamentato. “È triste assistere a continue strumentalizzazioni, dove un attestato di stima nei confronti di un amico, scevro da finalità e compagini politiche, è utilizzato a fini elettorali”.

Ma nei vocaboli e nella retorica stessa del suo lamento, si ha la conferma lapalissiana del suo imminente impegno in politica. Il politichese già lo padroneggia benissimo.

Il “comandante” ha inviato una lettera aperta di sostegno al candidato Tito: “E’ sempre stato a disposizione degli altri e della comunità, e non il contrario – scrive fieramente dal suo pulpito Schettino -. Un politico al quale non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile”.

“Siamo vicini di casa, ci lega una stima reciproca” dice il candidato Tito del “comandante” Schettino.

“L’entusiasmo di Tito è contagioso, mette di buon umore, è indice di vitalità e sono sicuro che si possa assistere a un miglioramento della qualità della vita e dei servizi offerti, una meta da raggiungere per la nostra Meta di Sorrento” scrive ancora il “comandante” del candidato.

“E’ un eroe, lasciatelo in pace” disse un giorno il candidato del “comandante”.

Anzi lasciamolo darsi alla politica in pace, al “comandante” Francesco Schettino. E magari affidiamogli pure, un giorno, il comando del governo. Fa’ che proprio lui indovini la rotta giusta per l’Italia. Tanto di navi che (lentamente) affondano se ne intende.

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