Non esiste italiano che, di passaggio a Londra, abbia evitato di fare un salto al Camden Market. E tanti connazionali stamattina erano davanti all’area cordonata, in attesa di sapere qualcosa del loro amatissimo mercato. Ieri sera una grande parte del popolare ritrovo di giovani da ogni parte del mondo è andata distrutta a causa di un incendio, a quanto pare – ma ancora si indaga – propagatosi a causa di una stufetta lasciata accesa in un negozio. Erano le otto di sera (le nove in Italia) quando una densa colonna di fumo sovrastava quest’area settentrionale della capitale britannica, mandando in fumo anche una parte del mito del Camden Market, luogo punk e alternativo per eccellenza da prima degli anni Settanta. Il mercato dove Beatles e Rolling Stones venivano a fare acquisti e in cui, più di recente, Amy Winehouse bazzicava nelle sue folli serate.  Qui il 23 luglio 2011 morì la cantante inglese, nella sua casa a pochi passi dall’area commerciale. Ancora oggi il mercato, simbolo di quella Londra che vuole andare controcorrente (anche se negli ultimi anni ha perso un po’ di smalto a favore delle zone a est della capitale), è visitato dagli estimatori della cantautrice che vengono a rendere omaggio ai luoghi del ricordo.

Inutile dire, il mercato di Camden è popolarissimo fra gli italiani. Tanti anche quelli che ci lavorano, come Alessandro Zappalà, da più di un anno a Londra e originario di Lauria, in provincia di Potenza, impiegato in un banchetto di sandwich e panini. “Ieri ho visto il fuoco e il fumo – dice al Fattoquotidiano.it – ma devo dire che l’evacuazione è stata tranquilla e ordinata. Questa zona è molto controllata, ci sono telecamere ovunque, non posso dire che la sicurezza sia trascurata”. Sulle caratteristiche dei soccorsi – oltre 70 vigili del fuoco e decine di poliziotti sono intervenuti – conferma anche Graziano Vanni di Bari, che lavora in un piccolo ristorantino all’aria aperta che serve hamburger. “La polizia parla di 600 persone evacuate – racconta – ma dubito fossero tutte dentro il mercato alle otto di sera, molti dei negozi chiudono alle sei. Forse il numero è dovuto al fatto che hanno sgomberato anche le zone limitrofe”. Decisamente più preoccupati Laura Faristei e Jacopo Gazzerro, entrambi liguri e da tempo impiegati nel mercato. “Lavoro in un negozio che vende o meglio vendeva scarpe – dice Laura al Fattoquotidiano.it – ma a quanto pare ora è andato distrutto. Una mia collega ieri sera è stata persino interrogata dalla polizia, io ero già andata via alle sette di sera, poco prima che scoppiasse l’incendio. Un disastro, speriamo bene, meno male che abbiamo altri due negozi”. Anche Jacopo, un suo amico, ha negli occhi la preoccupazione per il suo posto di lavoro, ma preferisce non parlare.

Davanti ai cordoni della polizia, tuttavia, si fanno strada anche le prime timide contestazioni. “Questo mercato è molto vecchio – dice al Fatto Mahmoud, proprietario di un negozio di profumi arabi – e ci sono cavi elettrici ovunque. Non dico che non sia sicuro, ma molto di più potrebbe essere fatto, soprattutto considerando che paghiamo un sacco di soldi per negozi molto piccoli”. Mahmoud ogni settimana deve versare 500 sterline di affitto (circa 600 euro), “ma c’è anche chi paga 1000 sterline al mese (1200 euro, ndr). Molto di più, ripeto, potrebbe essere offerto in termini di sicurezza”. E poi c’è Melissa Dickman, inglese, che guarda verso il suo negozio chiuso e annerito da lontano. “Non so ancora nulla, se il negozio sia ancora agibile o meno. Non ci stanno dando informazioni”. Aspettare, al momento, non c’è altro da fare. Perché il sogno un po’ fricchettone ma anche magico di Camden non può sparire solamente per un incendio.

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