C’è anche la camorra dietro il traffico di farmaci rubati e contraffatti che coinvolge ormai molti Paesi europei. Lo scrive il Wall Street Journal, citando fonti italiane tra cui il dirigente dell’Agenzia del farmaco (Aifa), Domenico Di Giorgio, secondo il quale i furti di farmaci registrati negli ultimi mesi in varie parti di Europa non sarebbero incidenti isolati ma farebbero parte di una strategia precisa di varie organizzazioni criminali, tra cui appunto la camorra e clan criminali dell’Europa orientale, oltre a un non meglio precisato cittadino russo residente a Cipro. “C’entra sicuramente il crimine organizzato”, ha detto Di Giorgio al Wsj. Una rete organizzata e molto estesa, che preoccupa gli operatori sanitari anche perché i farmaci rubati vengono poi manomessi, per esempio diluendoli in più fiale o sostituendoli con altre sostanze più economiche. In questo modo ottengono un maggior volume di prodotto da vendere, ma queste medicine contraffatte sono spesso inefficienti o addirittura molto dannose per la salute.

Secondo fonti dell’inchiesta, “i farmaci vengono rubati negli ospedali o dai camion utilizzati per la distribuzione” per poi essere passati a un grossista italiano, come aveva già spiegato un mese fa l’agenzia del farmaco europea (Ema), senza però arrivare ai mandanti dei furti e a quella che sembrerebbe una regia coordinata a livello internazionale. Dalle indagini, condotte con i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (Nas) dei Carabinieri, è emerso che fino a cinque camion al mese carichi di farmaci anticancro sarebbero stati trafugati in Italia. Gli autisti avrebbero fornito giustificazioni insufficienti sulla sparizione della merce.

Nel mirino ci sono soprattutto farmaci antitumorali: per esempio l’Herceptin della Roche, medicinale ad uso ospedaliero indicato nel trattamento del carcinoma mammario e gastrico, ricomparso contraffatto in Regno Unito, Germania e Finlandia dopo il furto in Italia. Salvo che al suo principio attivo era stato sostituito un antibiotico. Ma anche l’Alimta di Eli Lilly e l’antinfiammatorio Remicade (MerckJohnson & Johnson). Nei giorni scorsi, la Roche e altre società farmaceutiche, a partire da Johnson & Johnson e Lilly, hanno annunciato che stanno collaborando con le autorità per individuare gli autori dei furti. Il Wall Street Journal sottolinea che le attività criminali potrebbero essere favorite dall’esistenza di “distributori paralleli” che in alcuni Paesi possono – legalmente – comprare un farmaco direttamente dal produttore, a un prezzo più competitivo, per poi cambiarne l’etichetta e rivenderlo altrove a costi più elevati. 

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