Per Telecom Italia vale 32 milioni di euro, per l’Agcom appena 70mila. Sono le differenti valutazioni che l’ex monopolista e l’Autorità di settore fanno rispetto al servizio universale, vale a dire quei costi sostenuti, e che quindi vengono ripartiti tra gli operatori (Telecom compresa), per portare ovunque il telefono, anche dove non rende, per le cabine e per le facilitazioni alle categorie agevolate. Ebbene, secondo Telecom tutto ciò, nel 2007 (ultimo anno sotto esame), “è costato” 32 milioni, mentre per l’Autorità appena 70mila euro.

L’Autorità per le telecomunicazioni, che sta ancora valutando i costi relativi al 2007 e ha appena avviato i procedimenti relativi al 2008 e al 2009 in seguito a una lunga battaglia giuridico amministrativa che ha sostanzialmente bloccato i lavori, ha appena messo a consultazione (per 45 giorni) un documento che sostanzialmente azzera il valore del servizio universale, non consentendo quindi la creazione del fondo da parte di tutti gli operatori. Un risultato analogo si è già registrato con la delibera relativa al 2006, che è però stata impugnata dal gruppo telefonico con un ricorso che è ancora pendente davanti al Tar del Lazio.

In sostanza, il calcolo dei costi avviene tenendo conto delle tre voci principali, secondo parametri molto complessi, sia da un punto di vista tecnico che economico. Per quanto riguarda la telefonia vocale in aree potenzialmente non remunerative Telecom Italia calcola un costo netto pari a 9,97 milioni di euro; secondo la società di revisione Axon, incaricata di valutare la proposta, questa voce è invece addirittura negativa per 6,35 milioni di euro e l’Autorità condivide questo valore. La discrepanza si spiega con la metodologia di calcolo, che l’Autorità basa anche sui costi storici della rete in rame e non su quelli correnti o di sostituzione. P

er quanto riguarda il costo netto della telefonia pubblica, notoriamente in caduta libera da quando hanno fatto la loro comparsa sul mercato i telefoni cellulari, Telecom stima un costo pari a 27,3 milioni, mentre Axon arriva appena a 13,71 milioni, che l’Agcom condivide. In questo caso, le differenti valutazioni riguardano la remunerazione delle cabine. Per le categorie agevolate (che pagano il canone al 50%), invece, le valutazioni sono abbastanza simili: il gruppo telefonico calcola un costo pari a 9,04 milioni, il revisore scende a 8,29 e l’Autorità va ancora più giù, a 7,91 milioni.

In totale, quindi, secondo Telecom i costi sostenuti per il servizio universale nel 2007 sono stati pari a 46,29 milioni, a cui vanno tolti 13,62 milioni di benefici indiretti derivanti dallo stesso servizio universale (in pratica fedeltà al marchio e valore pubblicitario), per una cifra finale di 32,67 milioni di euro. Per Axon il valore totale è 15,65 milioni, a cui togliere 14,36 milioni di benefici indiretti, per un totale di 1,29 milioni. Per l’Autorità, infine, ed è su questo che la consultazione è stata avviata, il costo totale è pari a 15,27 milioni, che decurtato dei 15,2 milioni di benefici indiretti, lascia sul piatto appena 70mila euro appunto. I tempi in cui il fondo per il servizio universale, al quale concorrevano tutti gli operatori (Telecom compresa) superavano i 40 milioni di euro (è stato così fino al 2003) sono quindi molto lontani. Da allora la cifra è bruscamente scesa, fino ad arrivare a zero nel 2006.

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