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Riforma Senato, con il ddl Chiti si risparma di più

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La riforma del Parlamento, come la riforma della legge elettorale, è necessaria, ma deve avvenire senza diktat e soprattutto dopo un dibattito ampio fra tutte le forze politiche. Non può essere il risultato pressoché immodificabile di accordi presi nelle segrete stanze fra il Presidente del Consiglio e il leader di un partito di opposizione.

Nel dibattito è entrato ora il ddl del senatore democratico Vannino Chiti. Il testo è senz’altro meditato e coerente con alcuni principi che si farebbe fatica a non condividere. Intanto a differenza della proposta governativa prevede l’elezione popolare dei senatori. Si tiene fermo il tendenziale superamento del bicameralismo perfetto. La fiducia e la legge di Bilancio vengono infatti votate solo dalla Camera. Il Senato tuttavia, oltre a votare le leggi costituzionali, partecipare alla elezione del Presidente della Repubblica, nominare i membri del Csm e della Corte Costituzionale, come già nel testo Renzi, interviene obbligatoriamente, nel ddl Chiti, ad approvare anche le leggi sui diritti fondamentali delle persone, e a ratificare i trattati europei.

La riforma Chiti consegue un risparmio più che doppio, dal momento che dimezza anche i deputati, mentre i senatori anziché 148, come nel testo governativo, scendono qui a 106.

Dopo il pronunciamento favorevole del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, oltreché della minoranza Pd, decisiva appare ora la posizione di Forza Italia. Gli esponenti di punta di Forza Italia, e in particolare i capigruppo parlamentari, hanno ribadito ancora nelle scorse ore di volere un Senato eletto dal popolo. Hanno a questo punto l’occasione per dimostrare che la posizione del partito sulle riforme non discende da trattative sotto banco su altre questioni, ma vuole rappresentare seriamente gli interessi dei propri elettori. Il tempo dei tatticismi è finito, Forza Italia deve essere finalmente conseguente a ciò che solennemente e pubblicamente proclama. Renzi non si può d’altro canto impuntare narcisisticamente a difendere un meccanismo oggettivamente indifendibile, che su queste colonne ho già tacciato di palese incostituzionalità. Una buona riforma è a portata di mano, mi auguro che questa volta non sia travolta dal convergere di distinti interessi particolari.

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