Vietato chiamare a casa. Il governo spagnolo del premier Mariano Rajoy ha pensato anche a questo: se sei un immigrato irregolare non puoi utilizzare il telefono da un internet point o un cybercafè per chiamare amici o parenti. La misura, inserita nel progetto di legge sulla Sicurezza cittadina, già approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso novembre, stringe la cinghia attorno agli immigrati senza documenti. Già due anni fa il governo aveva escluso dal sistema sanitario i migranti irregolari non senza conseguenze che continuano a ripercuotesi sulla società spagnola, così come segnalato, proprio due giorni fa, da Medici del Mondo nel report intitolato “Dos años de reforma sanitaria, miles de vidas en juego” (Due anni di riforma sanitaria, migliaia di vite in gioco).

Lo scorso mese poi è stato approvato il “programma di ritorno volontario”: 350 euro a fondo perduto per i migranti che accettano di tornare nel loro Paese d’origine. Adesso il ministero degli Interni obbligherà certi negozi aperti al pubblico ad avere un registro dei clienti. Come si fa negli hotel o nelle case vacanze. Solo che il progetto di legge inserisce anche i cybercafè. Insomma, “se una persona non ha documenti, non potrà far uso dei telefoni o della connessione internet in questi negozi”, ha detto un portavoce ufficiale del ministero degli Interni, diretto da Jorge Fernández Díaz. Poi ha subito precisato come gli internet point siano utilizzati, a volte, “per commettere crimini informatici legati, ad esempio, alla pedofilia o al terrorismo islamico”. L’obiettivo di questa misura, per il governo iberico, è quindi “vigilare ed evitare che questi delitti vengano commessi”.

“Non vogliamo interferire sui diritti degli utenti”, ha detto il portavoce. Ma le proteste all’articolo 24 della Ley de Seguridad Ciudadana, non si sono fatte attendere. Diversi organi hanno criticato la proposta di legge, sottolineando che si tratta di una misura apposita per controllare gli irregolari, un fatto incostituzionale, contro la libertà e il principio di uguaglianza davanti alla legge. Anche molti esperti di diritti penale e collettivi giuridici hanno tacciato la misura come “esagerata”. “Chiedere la carta d’identità per fare una telefonata non è proprio anticostituzionale, ma sicuramente eccessivo”, spiegano.

La docente di Diritto penale Araceli Manjón ha le idee chiare a riguardo: “È una misura preventiva sproporzionata, che colpisce migliaia di persone e solo per prevenire qualche azione illegale”. Dall’altra parte il governo precisa che la misura non è poi così diversa da quella seguita dagli albergatori, che hanno un registro dei clienti. In ogni caso, sulle specifiche dei documenti che saranno richiesti c’è ancora da studiare. Ma un passaporto del Paese d’origine potrebbe non essere sufficiente, se non accompagnato da un regolare visto. La legge poi punirà i proprietari degli internet point con contravvenzioni salate: dai mille fino ai 60 mila euro, anche nel caso in cui il registro sia “incorretto o contenga delle irregolarità”.

@si_ragu

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