“Siamo solo attrezzi, nient’altro”. Si chiamava Gaia Afrania, di professione avvocatessa. Visse nel I secolo a.C. a Roma, la storia la annovera come donna orgogliosa, combattiva e soprattutto indignata perché i reali diritti “al femminile” nella società romana erano pari a zero. E per questo li difendeva personalmente in tribunale, attirandosi ogni maldicenza di segno maschile. Donna eccezionale ed eccezione ai suoi tempi, Afrania si è meritata un ruolo in un bellissimo spettacolo teatrale, perla semi-nascosta nel mare magnum delle proposte culturali capitoline. Si tratta di ‘Roma: Singolare, femminile’ ideato da Angela Di Noto e Pascal La Delfa (che ne ha anche curato la regia) e la cui serie di repliche si è conclusa qualche giorno fa al Teatro Accento, nel cuore del romanissimo Testaccio.

Un piccolo immenso testo devoto alla grandezza diversamente intesa della Donna, in Roma e nel corso della Storia. La carrellata di monologhi illumina alcuni personaggi-chiave, splendidamente interpretati dalle attrici Annalisa Aglioti, Gilberta Crispino, Maria Flora Giammaroli, Shara Guandalini ed Emanuela Vittori. Oltre ad Afrania, sfilano la “teutonica” e leggendaria Papessa Giovanna, la sorella di Ottaviano Augusto e moglie di Marc Antonio Ottavia, le martiri Prassede e Cecilia, la perfida Donna Olimpia Maidalchini, la forzatamente frivola Paolina Bonaparte in Borghese, le popolane testimoni della breccia di Porta Pia, per concludersi con una struggente Anna Magnani, perché la Passione è l’essenza della donna.

E la staffetta già ben assortita raggiunge il suo apice nella sapiente cornice incarnata da Elsa Morante, proiettata in video mentre racconta “dattilografando” la propria storia di testaccina ebrea durante la II Guerra Mondiale. La Morante era nata a pochi passi dal Teatro Accento: la sua, pertanto, è presenza indispensabile, sguardo permanente e interno all’infrangersi degli schemi precostituiti (al maschile) che ciascuna delle donne messe-in-scena ha rappresentato. Creato già qualche anno fa ma annualmente riproposto su richiesta del pubblico, ‘Roma: femminile, singolare’ è ancora troppo invisibile: perché solo in teatri a pochi posti e perché “solo” a Roma?

L’elevata portata storica, drammaturgica e performativa di questo testo meriterebbe un’espansione nazionale, giacché il simbolismo, l’attualità e gli spunti di riflessione di cui si fa portavoce oltrepassano le mura de La Grande Bellezza, che indiscutibilmente è Femmina.           

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