L’azienda chiede 200mila euro di risarcimento danni ai suoi ex operai, “colpevoli” di aver scioperato. È la vicenda capitata ai lavoratori della Mediterraneo Trade, fabbrica metalmeccanica di Rondissone, in provincia di Torino. Dopo essere stati licenziati per l’astensione dal lavoro, agli operai è giunta anche la citazione in giudizio con la richiesta di risarcimento.

La storia comincia nel giugno scorso quando la Mediterraneo Trade, società con sede in Abruzzo, rileva dalla Tms di San Donà del Piave uno stabilimento dell’indotto Fiat con 16 operai addetti alla produzione della leva del cambio. La Tms è in crisi, da circa due anni non paga neanche l’affitto dei capannoni ed è sotto sfratto. A giugno la Mediterraneo Trade acquista l’attività e paga il primo mese di lavoro con una carta prepagata, senza versare contributi. Nel frattempo però arrivano gli ufficiali giudiziari incaricati di eseguire lo sfratto. Solo dopo un accordo coi sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil viene permesso ai dipendenti di continuare le lavorazioni nello stabilimento. La situazione sembra poter migliorare, ma già a luglio iniziano i problemi. 

Gli operai non ricevono lo stipendio né vengono iscritti agli enti contributivi e assicurativi. “Come se fossero dei lavoratori in nero”, spiega Julia Vermena della Fiom-Cgil di Settimo Torinese. Ad agosto allora cominciano a scioperare. Poi, la settimana di ferragosto, durante la chiusura per ferie, la sorpresa: i macchinari usati per la produzione spariscono dallo stabilimento. I dipendenti se ne accorgono solo al rientro e, insospettiti, cominciano a presidiare la fabbrica: la cosa risulta sospetta perché la Mediterraneo Trade è specializzata nella compravendita di macchinari industriali. Quanto avviene in agosto però danneggia anche i clienti della fabbrica: “Dopo ferragosto sono arrivati a prendere i pezzi prodotti ma non c’erano”, continua la rappresentante della Fiom.  

La Mediterraneo Trade non perdona le proteste agli operai: a ottobre vengono licenziati. Un licenziamento “disciplinare” per lo sciopero, nonostante le tutele previste dal diritto. Assistiti dagli avvocati Gaetano Raffone e Alessandro Lamacchia, rispettivamente per la Fiom e Fim, gli operai impugnano i licenziamenti davanti al Tribunale di Torino, ma l’azienda cala un’altra carta: una richiesta di 200mila euro come risarcimento dei danni subiti per gli scioperi. Nell’atto di citazione scritto dall’avvocato Giuseppe Pantaleone la società abruzzese spiega che ha dovuto versare 70mila euro per mantenere lo stabilimento da cui doveva essere sfrattata, mentre 130mila euro sarebbe l’ammontare delle commesse perse per colpa dello “sciopero immotivato” e “l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro”. “Che si chiedano i danni a chi sciopera è una forzatura. Non scioperavano per piccolezze, ma perché non venivano pagati e non erano assicurati – dichiara Vermena – Non ho mai visto una situazione così brutta nella mia vita”. 

Nel frattempo ai lavoratori non sono ancora stati versati due mesi di stipendio, quelli di luglio e agosto, non hanno ottenuto il loro Tfr, né hanno ottenuto la cassaintegrazione in deroga: “La Mediterrano Trade non ha mandato la documentazione per chiedere la cassaintegrazione”. Al momento hanno ottenuto solo l’indennità di disoccupazione, ma non è stato facile: il pagamento della carta prepagata, effettuato dall’amministratore unico Rocco Costantino, non aveva una causale ed è stato difficile giustificare la richiesta per il sussidio.

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