Questa settimana la stampa italiana non ha fatto che parlare delle reazioni di Bruxelles alla visita di Matteo Renzi. Fiumi di inchiostro sono stati spesi e pagine e pagine web sono state create per descrivere i rapporti tra il giovane presidente del consiglio italiano e la signora Merkel. Chi li ha letti ha avuto l’impressione che a Bruxelles non si parlasse d’altro che dell’elezione di Renzi e delle sue proposte – tutte molto vaghe – su come non rispettare gli impegni presi dai precedenti governi in materia fiscale, finanziaria ed economica. Ebbene costoro si sbagliano. L’Unione Europea, gli Stati Uniti ed il resto del mondo hanno ben altri problemi a cui badare che gestire le proposte dell’ennesimo governo italiano.

L’Unione Europea si trova di fronte ad una crisi epocale, molto più seria di quella del debito sovrano e della moneta unica, eppure ben pochi in Italia se ne sono accorti. Ma nel mondo se ne parla, eccome! E questo isolamento internazionale, imposto volontariamente dalla stampa e dalla politica, conferma ancora una volta il processo di retrocessione in corso del nostro paese, un tempo interlocutore importante nelle questioni di politica internazionale europea.

Vladimir Putin, amico carissimo di Berlusconi e fino a poche settimane fa considerato un fedele alleato del blocco occidentale, oltre che il principale petroliere dell’Europa, ha strappato in pochi giorni la penisola della Crimea all’Ucraina e lo ha fatto contro i voleri di Washington e di Bruxelles. Un evento senza precedenti, pensano molti, ma in realtà questa mossa si poteva prevedere con molta facilità: la Russia non rinuncerà mai alla Crimea perché le offre lo sbocco sul Mar Nero e quindi, attraverso Dardanelli e Bosforo, al Mediterraneo.

Certo che se a Bruxelles qualcuno avesse letto i libri di storia invece che celebrare la corte imperiale degli eurocrati non ci troveremmo in questa crisi ed oggi, forse, Matteo Renzi un minimo d’attenzione l’avrebbe ricevuto e chissà, forse anche un po’ di appoggio. Ma non è così, tutta l’attenzione della macchina burocratica più grande al mondo è concentrata su come non perdere la faccia di fronte al mondo a causa di Putin.

E’ bene riflettere su questi eventi per capire in mano a chi stiamo. Da Barroso fino a McCain, ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, è tutt’un coro: la Russia è isolata, non ha via d’uscita e così via, insomma noi occidentali siamo ancora i signori del mondo. Ma non è vero. Per la precisione ad essere ‘isolati’ è solo un gruppetto di persone vicine a Putin ed una banca russa, per il resto i rapporti tra Russia ed ovest sono rimasti invariati, business as usual insomma. Facile intuirne i motivi: qualsiasi sanzione vera sulla Russia diverrebbe un boomerang per l’Europa e per gli Stati Uniti. Dalla caduta del muro di Berlino l’ex Unione Sovietica è diventata la mecca del capitalismo occidentale, uno degli ultimi mercati dove allargare le ali. Putin non solo soddisfa il 30 per cento del fabbisogno energetico europeo, acquista dall’occidente di tutto: dalle macchine agricole ai film di Walt Disney.

Ipocrisia quella di Barroso e di McCain? E’ la stessa formula usata per dar da intendere agli europei che la moneta unica è un’ancora di sicurezza, che la ripresa economica c’è (anche se debole) e che l’austerità fa bene al portafoglio degli europei del sud.

Questa volta però sarà difficile mascherare le falsità sciorinate da Bruxelles e da Washington per il semplice motivo che né il primo né il secondo hanno alcuna influenza su Putin. Gli interessi di Putin non coincidono con quelli di Obama o della Merkel ed è per questo che Putin continuerà a mettere in imbarazzo entrambi ed a costringerli a confrontarsi con un dilemma irrisolvibile: introdurre le sanzioni economiche vere e salvare la faccia o non farlo per evitare un peggioramento delle condizioni recessive, perché escludere un gigante come la Russia dal commercio internazionale equivale proprio a questo. Mosca non è Teheran o Bagdad, bisogna ricordare, è uno dei poli economici della globalizzazione.

Non solo Matteo Renzi, ma anche i politici europei dovrebbero far tesoro di queste considerazioni per una serie di motivi, primo fra tutti il fatto che Putin ha sempre ottenuto quello che voleva mantenendo un atteggiamento ostile e non conciliatore nei confronti di Bruxelles. E’ ormai chiaro che nessuno ha intenzione di danneggiare le proprie imprese per punire la Russia, come nessuno nel 2010 avrebbe danneggiato le proprie banche per punire la Grecia, il Portogallo o l’Italia, nell’ipotesi che queste si fossero rifiutate di pagare parte del debito. Ecco la lezione impartitaci da Putin nelle ultime settimane.

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