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Rifiuti: processo Bidognetti, il ministero dell’Ambiente si costituisca parte civile

Rifiuti: processo Bidognetti, il ministero dell’Ambiente si costituisca parte civile
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A Palazzo Chigi, ministri accigliati e interventi solenni promettono soluzioni definitive per la “Terra dei fuochi”. Lo Stato prova a metterci la faccia dopo anni di latitanza. Il messaggio è rassicurante: solo il 2 per cento del territorio campano risulta essere inquinato. Sarà ma occorre sempre capire i criteri e le statistiche di come vengono eseguiti i monitoraggi e le verifiche. Ma questa è un’altra storia che poi è sempre la stessa storia. Per ora, comunque, sono state vietate le colture e la commercializzazione dei prodotti agricoli in quelle zone contaminate. L’obiettivo è garantire i produttori ed i consumatori ma soprattutto non far morire un comparto, un’intera filiera. Oltre il danno, la beffa. Tutto bene, benissimo. Anzi malissimo.

Quando capita l’occasione di mostrare i muscoli e giocare duro, lo Stato spenti i riflettori, scompare. Accade giovedì mattina nell’aula 710 del Tribunale di Napoli alla 44esima sezione dell’ufficio Gup: il giudice Giulia Taglialatela riceve le richieste di costituzione di parte civile nel processo sulla gestione criminale delle discariche dei comuni a Nord di Napoli. Alla sbarra ci sono imprenditori, politici e camorristi del calibro di Francesco Bidognetti detto “Cicciotto e’ mezzanotte”, Vincenzo Zagaria, Gaetano Vassallo che in combutta tra loro e con la complicità di molti, hanno tra la metà degli anni Ottanta e fino al 2006 avvelenato campagne, stuprato territori, inquinato falde e più che altro scippato il presente e il futuro di almeno tre generazioni di campani. Reato di camorra qualcuno dirà o meglio reato d’industria quelle di tutta Italia con estero compreso che hanno “usato” le mafie per fare affari e garantirsi riserve economiche a nero da impiegare per oleare i soliti meccanismi.

La sorpresa non è una sorpresa. Chi davvero doveva presenziare, seguire, rappresentare con atti concreti l’indignazione, il dolore della popolazione campana, la difesa del territorio e contribuire a chiedere giustizia nell’aula del Tribunale di Napoli, non c’era. Il ministero dell’Ambiente – infatti – non ha presentato la richiesta per presentarsi parte civile nel primo grande processo che ha messo sott’accusa i responsabili di un disastro annunciato di cui neppure si conoscono ancora gli effetti permanenti. Una catastrofe senza uguali al mondo e che per la prima volta un’inchiesta per via giudiziaria proverà il nesso tra interramento di rifiuti tossici e neoplasie. E’ il biocidio. Il neo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il suo collega all’Agricoltura Maurizio Martina e la veterana Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità, famosa per la sua dichiarazione: “Le neoplasie in Campania non dipendono dalla Terra dei fuochi ma dallo stile di vita” hanno ritenuto giusto non presentarsi in tribunale e stare accanto ai cittadini a cui chiedono un giorno si e anche l’altro di avere fiducia nelle istituzioni. Cambiano i governi, cambia il verso e l’estetica ma le carte restano sempre truccate. Mentre un ‘intera classe politica vecchia e nuova si autoassolve, in Campania si continua a morire ieri come oggi e domani.

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