Renzi voleva Gratteri alla Giustizia e Napolitano ha suggerito una sostituzione, il che è una cosa condivisibile, perché purtroppo uno dei mali della giustizia sta nel fatto che le politiche della giustizia sono spesso paralizzate dal gioco di potere e dei poteri tra magistrati, avvocati e quelli che stanno all’interno dei tribunali”. Lo afferma a “Omnibus” (La7) il direttore di Europa, Stefano Menichini, sulla mancata nomina del magistrato Nicola Gratteri a ministro della Giustizia, nomina bloccata da Giorgio Napolitano. E aggiunge: “Gratteri è un magistrato di grandissimo valore e molto conosciuto per il suo impegno contro la criminalità organizzata, ma c’è una consuetudine per cui i magistrati in servizio non vadano a rivestire l’incarico di ministro di Grazia e Giustizia”. “Diciamo che Gratteri è un magistrato divisivo di per sé“, sintetizza il conduttore Andrea Pancani. Menichini annuisce e puntualizza: “Mettere lì un politico competente e molto sveglio come Andrea Orlando è stata una scelta apprezzabile“. Concorda il giornalista dell’Espresso Stefano Livadiotti, che osserva: “Orlando è stato già responsabile della giustizia nel Pd, mostrando anche un certo equilibrio”. E conferma che il nuovo ministro della Giustizia è frutto di un accordo preciso con Angelino Alfano e il suo partito

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