Era il 20 novembre 2013. Il governo Letta, nel piano di rilancio per gli aiuti alle famiglie schiacciate dalla mancanza di liquidità che affligge l’economia reale, decide di varare un provvedimento per la casa: il Plafond casa, pensato per rendere più fluida la concessione dei mutui per l’acquisto dell’abitazione da parte delle banche.

Si tratta di un accordo tra l’Associazione bancaria italiana (Abi) e la società pubblica Cassa depositi e prestiti (Cdp) che dota quest’ultima di un fondo da 2 miliardi di euro. Importo che va ad aggiungersi ai 3 miliardi già destinati dalla Cdp all’acquisto di obbligazioni bancarie garantite che hanno per oggetto i mutui residenziali. Una buona notizia per il mercato dei mutui, in contrazione da quattro anni con un rosso a farla da padrone. Tanto che nel 2012 la flessione rispetto ai dodici mesi precedenti è stata addirittura del 47% e, secondo le ultime elaborazioni della Banca d’Italia, anche il terzo trimestre 2013 ha fatto segnare un -7 per cento.

Poi, per oltre due mesi resta tutto fermo, perché non si concretizza la sottoscrizione del meccanismo da parte delle singole banche. Solo il 7 gennaio 2014 l’accesso al Plafond diventa operativo. L’accordo prevede che le banche possano utilizzare il tesoretto per concedere mutui agevolati finalizzati sia all’acquisto (con priorità sulla prima casa) che alla ristrutturazione della casa per migliorarne l’efficienza energetica. Chance che non sostituisce, comunque, la possibilità di sfruttare le detrazioni fiscali già previste per questi interventi. Hanno, inoltre, accesso prioritario ai finanziamenti le famiglie numerose con almeno tre figli, i nuclei familiari di cui fa parte un soggetto disabile e le giovani coppie (anche di fatto).

Il fondo – viene subito chiarito – è regolato a sportello, vale a dire fino ad esaurimento dello stesso. Mentre, nella fase di avvio, una quota del 30% del Plafond è riservata alle banche del Sistema del Credito Cooperativo e alle banche piccole e minori.

Le caratteristiche sono chiare: è possibile richiedere un mutuo a condizioni agevolate, a tasso fisso o variabile, per un importo massimo di 350mila euro e una durata massima di 30 anni per l’acquisto di immobili che richiedono interventi di ristrutturazione con miglioramento dell’efficienza energetica, mentre se l’immobile da acquistare non richiede interventi di ristrutturazione, l’importo massimo finanziabile è pari a 250mila euro. Mentre per i soli interventi di ristrutturazione con miglioramento dell’efficienza energetica è possibile richiedere un finanziamento massimo di 100mila euro con durata massima di 10 anni.

Condizioni sulla carta appetibili per le famiglie italiane alla disperata ricerca di tutte le possibili soluzioni per reperire liquidità da spendere per la casa e con la mancanza di contante da mettere in conto. Si è ridotto, infatti, sempre di più il loan to value, cioè il rapporto tra il mutuo concesso e il valore dell’abitazione, che secondo Bankitalia è passato dal 68,7% del 2006 al al 59% del 2012.

Peccato che, a due mesi dal varo del plafond, difficilmente chi varcherà la soglia di uno sportello bancario otterrà questa agevolazione. La misura è infatti ancora in alto mare e, anche se dall’attivazione del fondo hanno aderito 21 banche (dato aggiornato al 17 febbraio), tra cui tutte le big, in pratica sono solo quattro quelle che al 14 febbraio risultano effettivamente contraenti: Banca Sella, Credito Valtellinese, Cassa di Risparmio di Ravenna e Banca di Credito Cooperativo di Riano.

In altre parole, Intesa SanPaolo, Unicredit, UbiBanca, MPS, Banco Popolare, Banco di Credito Popolare, Bnl-Bnp Paribis, Carige, Cariparma, Banco Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Vicenza, Banca Agricola Popolare di Ragusa, Banca di Piacenza, Banca di Credito P. Azzoaglio, Binter, Extrabanca e Iccrea Banca hanno deciso di partecipare all’iniziativa, ma non hanno ancora predisposto nessun foglio informativo con il dettaglio della convenzione. Così come prevede, invece, lo stesso accordo: “Rivolgendosi a una delle banche aderenti, sarà possibile ottenere informazioni specifiche su questo strumento di finanziamento. Ciascuna banca dovrà fornire una adeguata pubblicità all’iniziativa, sia nelle proprie filiali che attraverso la diffusione cartacea e via web per consentire un’immediata differenziazione del Plafond Casa rispetto ad altri prodotti standard”.

Un nutrito plotone di banche apripista che rappresenta “oltre il 65% degli sportelli bancari”, ha segnalato l’Abi con la notizia dell’ampia adesione annunciata come “positiva” dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli e dall’Ance (l’Assiciazione dei costruttori edili), secondo le quali “utilizzando il 90% del Plafond casa per i mutui che coprono il 60% del valore immobiliare, si potrebbero in teoria effettuare 16mila compravendite per un totale da 8 miliardi di euro“.

Intanto, però, di certo c’è solo il primo prodotto presentato da Banca Sella, l’istituto di credito che ha rotto il ghiaccio pubblicando il foglio illustrativo del mutuo che utilizza la provvista di 2 miliardi di euro messa a disposizione da Cdp. Numeri alla mano, è possibile trovare un risparmio dell’1% sul Taeg (ossia il tasso complessivo del prestito che considera anche le spese accessorie) e quasi dell’1,5% sullo spread (il guadagno applicato dalla banca sul mutuo) con sei diversi prodotti tra tasso fisso e variabile. La durata è di 30 anni e in tutti i casi il prestito può arrivare fino al 70% del valore dell’immobile. Banca Sella, ovviamente, non è obbligata ad accettare la richiesta del prestito per la casa. Sarà cura del direttore delle filiali verificare il rispetto dei requisiti del mutuatario e le sue credenziali.

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