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Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte quarta)

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Ogni tanto torniamo alla carica con questo titolo. Siamo alla quarta puntata di un articolo, che sin da subito abbiamo detto sarebbe stato a puntate e a più voci. ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ ha portato dentro il blog alcuni lettori. Quelli desiderosi di condividere la propria esperienza, convinti, come noi, che dai singoli racconti – se si è disposti a rinegoziarne insieme il senso – possano arrivare alcune possibili risposte agli interrogativi da cui siamo partiti. Così, dopo la testimonianza di Emanuele, pubblichiamo, di seguito quella di Giorgio, che ci conferma che è bello essere padre e che quando il padre manca, si sente. (CF)

“Sono un padre. Ti assicuro che a dirlo ma anche a scriverlo ancora sento una fitta al cuore.

Sono un padre per fortuna, ci sono riuscito a 49 anni quando le speranze dei medici erano molto vicine allo zero. Il mio medico mi mise in guardia o forse tentava di consolarmi dicendomi: “lei non sa quanto è fortunato, i figli sono solo problemi, io ne ho tre.” 

A suo tempo mi sembrò un’insostenibile mancanza di sensibilità, adesso non mi importa più.

Ho 2 figlie: una di 6 e l’altra di 2 anni e non riesco più a immaginare la mia vita senza loro.

Ma una cosa posso dirla, cercando di trasmettervela a parole. Parlo della sensazione che provo pensando a loro, di ciò che mi ha colpito quando sono nate. Si tratta della consapevolezza che esiste un amore talmente grande (ma grande non è la parola che cerco) da ridisegnare tutti gli altri nostri sentimenti.

Sono stato preso, sollevato e sbattuto alle pareti da un amore mai provato prima, ho finalmente capito perché si cerchi di usare espressioni tipo toccare il cielo con un dito, camminare ad una spanna da terra.

E’ un amore talmente intenso e senza barriere che fa male, ma del quale non posso fare a meno. Non c’è niente di lontanamente paragonabile.

Quante volte ho pensato ai doveri di un padre, alle responsabilità, al dovere di assicurare loro sicurezza, serenità e gioia, alla necessità di trasmettere la coerenza, ma non avevo ben compreso cosa avrei ricevuto in cambio.

Non passa giorno che le mie bimbe non mi stupiscano per il loro modo di imparare, per la loro capacità di cambiare sotto i miei occhi e soprattutto per il loro indiscusso, potente, inesorabile modo di comunicarmi amore. A parole e a gesti, con baci e carezze, fino a lasciarsi cadere sulla mia schiena e addormentarsi. Devo a volte contenere le mie emozioni quando mia figlia dice che sono il padre più dolce del mondo. A quale padre non piacerebbe sentirselo dire?

E ciò capita non dopo aver soddisfatto un capriccio o aver comprato l’ennesimo regalino, ma dopo aver parlato delle stelle. A volte mia figlia mi chiede di parlarle ancora delle stelle, come quella volta in montagna con quel buio che metteva paura. E io vicino a lei a dirle che, non doveva avere timore perché c’era il suo papà con lei e che se la paura la mettevamo da parte potevamo vedere le stelle, quelle stesse che in città, con tutte le luci delle strade, dei negozi, non si riescono a vedere più. “Capisci perché lo chiamano grande carro adesso? Unisci i puntini!”

A volte sono all’estero per lavoro, ci resto dei mesi e ci si vede attraverso una videocamera, grazie ad un pc. Non è lo stesso, ma garantisce il contatto.

Quando il pc suona, quando chiamo, le due corrono a rispondere e la piccola si sbraccia salutando e gridando una delle poche parole che pronuncia da poco: Papàaaaaaaaaaa. E’ struggente quando accarezza il monitor. Quanto è dura mostrarsi felici e sorridenti…

Poi arriva il momento di salutarsi. Mia figlia mi dice che le manco tanto, che mi vuole tanto bene e che mi manda tanti baci. A volte non riesce a trattenere le lacrime.

Questo è un suo grande regalo a un padre che viene da una famiglia dove esprimere a parole il proprio amore era considerato un tabù, ci si voleva bene ma nessuno lo diceva mai.

Grazie allora Camilla e Viola che mi date la possibilità di esprimere quello che ho dentro a gesti e a parole, grazie per avermelo insegnato, non ne farò a meno mai più. Grazie a mia moglie dalla quale viene questa luce, grazie per questi inaspettati tesori.

Qui mi fermo con la netta sensazione di non aver detto molte cose, ma come potrebbe essere diversamente?

Spero che la mia testimonianza faccia piacere e, se non è troppo tardi, porti qualcun altro ad aprirsi svelando i propri sentimenti e le proprie esperienze.”

Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte terza)

Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte seconda)

Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte prima)

 

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