Il sindaco buono accusato di “imbavagliare” i giornalisti e “addomesticare” l’informazione su temi importanti, tanto più a livello locale, come la cronaca nera e la sicurezza. Altro brutto colpo d’immagine per Paolo Dosi, il primo cittadino di Piacenza che, dopo il rimpasto di giunta in salsa renziana, deve ingoiare un altro rospo. Parliamo del bando “Io non ho paura”, finanziato anche con fondi regionali, con il quale il Comune intendeva cercare un giornalista professionista che, per 9mila euro lordi per sette mesi (circa 7mila e 500 netti), avrebbe dovuto occuparsi di “costituire un network fra modo dell’informazione locale e operatori della sicurezza, utile a veicolare dati e notizie corrette”. Apriti cielo: “Desta forti perplessità il bando del Comune che, attraverso una selezione pubblica, intende conferire un incarico a tempo determinato a un giornalista che dovrà diventare formatore dei colleghi che si occupano di cronaca nera e giudiziaria in città” hanno scritto in una nota congiunta Aser e Fnsi (Associazione e Federazione della stampa).

Come si leggeva nel testo pubblicato sull’albo pretorio, l’obiettivo era di “veicolare dati e notizie corretti sui temi della sicurezza ed evitare l’uso di titoli ad effetto, di immagini appiattite su stereotipi e pregiudizi, di scelte stilistiche che sembrano calcolate per provocare un disgusto oggettivo nei lettori, dipingendo un fatto come problema, piaga o minaccia dell’ordine sociale”. Ma un’amministrazione pubblica si può intestare certi compiti? Per Serena Bersani e Giovanni Rossi, presidenti di Aser e Fnsi, sembra proprio di no: “Esprimiamo sconcerto di fronte a un’iniziativa che pare concepita per ‘addomesticare’ o ‘imbavagliare’ l’informazione su temi tanto importanti in ambito locale quali la cronaca nera e la sicurezza – scrivono -. Ricordando che la formazione e la deontologia sono tematiche precipue dell’Ordine dei giornalisti e non delle istituzioni o della politica, il Sindacato dei giornalisti giudica profondamente offensivo un bando che presuppone l’incapacità dei colleghi piacentini di informare la cittadinanza con la correttezza e l’onestà richieste dalla nostra deontologia professionale”.

Gli hanno fatto eco i delegati Aser a Piacenza: “Detto in parole povere, non può essere il Comune a insegnarci il mestiere” ha sintetizzato l’ex presidente Camillo Galba. E a lui si è associato il componente eletto del direttivo, Mattia Motta, il quale ha spiegato in che modo il bando sarebbe potuto essere accettato, secondo le normative: “Era indispensabile coinvolgere la Fondazione dell’Ordine, visto che da gennaio 2014 è obbligatoria la formazione continua dei giornalisti e andranno avviati corsi in questo senso. Però, da quel che risulta, nel bando non si fa menzione dell’Ordine e per questo desta forti perplessità”.

Non sono mancate, oltre alle prese di posizione di tanti giornalisti a livello locale, anche le ironie. Soprattutto in rete, con il blog La Batusa che ha fatto la caricatura di Paolo Dosi in versione “Peul Pot”, prendendo spunto dalle parole del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che aveva definito il bando “più da Pol Pot che da premio Pulitzer”. Oppure è stata lanciata la campagna “Wanted”, con i neristi storici di Piacenza per i quali è stato stilato un profilo ed è stato chiesto se andassero rieducati. Infine, immancabile visto il clima, è stata diffusa la notizia dell’imminente nevicata dal titolo: “Nevica, colpa dei giornalisti”.

Hanno espresso meno voglia di scherzare le associazioni della stampa, che hanno ribadito che “il Sindacato dei giornalisti giudica profondamente offensivo un bando che presuppone l’incapacità dei colleghi piacentini di informare la cittadinanza con la correttezza e l’onestà richieste dalla nostra deontologia professionale”. E hanno chiesto che l’amministrazione comunale di Piacenza rimoduli gli obiettivi del progetto, concentrandolo sull’analisi della realtà piuttosto che sulla sua rappresentazione.

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