Mentre la crisi strozza anche il mondo dell’editoria, soprattutto a livello locale, il Comune di Piacenza pensa a stanziare 9mila euro per “favorire una corretta informazione”.  Ma, a sorpresa, il bando lanciato da palazzo Mercanti va invece nella direzione di voler “indirizzare”, le notizie che vengono pubblicate, in particolare sul tema della sicurezza urbana: “Per favorire una corretta informazione a livello locale, che eviti di stimolare sentimenti incontrollati di paura tali da sfociare in comportamenti intolleranti o discriminatori”. Il giornalista che, per sette mesi (al costo di 9mila euro lordi, 7mila netti) avrà il compito di “costituire un network fra modo dell’informazione locale e operatori della sicurezza, utile a veicolare dati e notizie corretti”. Argomento spinoso, la sicurezza, in ogni città italiana, ancor più nella Primogenita che forse non era abituata a un’escalation di reati come effettivamente si sono verificati nell’ultimo anno. E così, per riportare la situazione alla normalità, almeno nella percezione dei cittadini, non vengono studiati progetti per migliorare l’integrazione degli stranieri, come di coloro che abitano nel quartiere Roma, la zona più “calda” della città, dove si registrano a cadenza giornaliera risse o tafferugli. Oppure, in contrasto ai furti nelle abitazioni, non si studia di coordinare al meglio le forze dell’ordine, decimate negli organici e bisognose di una “cabina di regia” per sopperire alle mancanze.

Al contrario si è pensato di avviare una “breve attività di ricerca sulla terminologia utilizzata dai media locali per illustrare e descrivere episodi che riguardano la sicurezza urbana”, così si legge nel bando, che si intitola “Io non ho paura”, finanziato anche con fondi regionali, con il quale si cerca un giornalista che ridefinisca il linguaggio con il quale dovranno essere riportate certe tematiche. Questo perché, precisa la nota, “alimentato soprattutto dai media, il discorso pubblico sulla paura condiziona i comportamenti e distorce le percezioni. L’uso costante di titoli ad effetto, di immagini appiattite su stereotipi e pregiudizi, di scelte stilistiche che sembrano calcolate per provocare un disgusto oggettivo nei lettori, dipingono un fatto come problema, piaga o minaccia dell’ordine sociale”. Insomma, tutta colpa dei giornalisti e del loro linguaggio. 

Il bando ha fatto discutere anche in Consiglio comunale. Tommaso Foti, di Fratelli d’Italia, nel suo intervento, si è rivolto direttamente al sindaco Paolo Dosi, senza però trovare risposta: “Insomma le risse e le violenze sono suggestioni della stampa? Se volete dare questo incarico, almeno non fatelo con motivazioni offensive nei confronti dei cittadini. Non penso e non credo che la percezione di insicurezza sia data dall’alimentazione della rappresentazione dei fatti. Anzi, molto spesso è il contrario. Siamo a conoscenza dei fatti quando vengono denunciati dalla popolazione. Senza protesta dei piacentini non verrebbero resi pubblici – ha detto Foti -. Questo è più simile a un decalogo di Pol Pot che utile al premio Pulizer”. Ma d’ora in poi basta avere paura, si legge sempre nel bando, dovuta al “rullare di tamburi mediatico che accompagna i temi della sicurezza urbana e determina l’amplificazione di un forte sentimento di insicurezza e delle richieste di controllo”. Dai prossimi mesi arriverà questa nuova figura professionale in Comune, che avrà come finalità di “favorire una corretta informazione, che eviti di stimolare sentimenti incontrollati di paura tali da sfociare in comportamenti intolleranti o discriminatori”. Eppure i numeri sembrerebbero dare ragione ai “titoli ad effetto”.

Prendendo spunto dal bilancio della questura di Piacenza, solo nel 2013, sono decisamente aumentati i reati predatori della proprietà privata nelle loro varie forme, “con un incremento generalizzato nel corso dei 12 mesi passati” precisava il questore Calogero Germanà. Il valore dei beni rubati, sulla scorta delle denunce dei cittadini alla polizia, ha raggiunto la somma di ben un milione 124mila e 803 euro. I reati totali, poi, sono stati complessivamente 2mila e 800, con un aumento di 737 casi sui 2mila e 63 del 2012. Altro aspetto che a Piacenza non era mai stato registrato, se non forse nel dopoguerra, è quello che riguarda gli omicidi. E anche per questo, a fine 2013, tutte le testate locali lo avevano definito un anno nero per la città.

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